Posteggi disponibili ovunque, semafori senza code. In alcune strade centrali non si vede nemmeno una macchina.
Como, lunedì mattina. Si presenta così la città all’inizio della prima settimana di chiusura totale della Lombardia.
Nei punti cardinali – come la fine di via Napoleona, uno degli accessi principali – pattuglie di agenti di polizia fermano le automobili, indossando la mascherina, e spiegano le nuove disposizioni.
Non è una città fantasma, ma l’impatto del decreto su Como è evidente. Poche auto – rispetto a un solito, caotico lunedì mattina, poche persone sui marciapiedi. Una città silenziosa, ovattata, rallentata dalle drastiche misure necessario per contenere la diffusione del contagio.
Nella notte tra sabato e domenica è stato firmato dal premier Giuseppe Conte e ieri è entrato in vigore il decreto che contiene misure stringenti per contrastare il contagio da coronavirus. La Lombardia è chiusa, così come altre 14 province (Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia). Questo significa, come si legge al punto 1 del decreto, “evitare ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori citati, nonché all’interno degli stessi, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute.
È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”. Le persone che manifestano sintomi da infezione respiratoria e febbre superiore a 37,5° C devono restare in casa e chiamare il proprio medico curante. Divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione “per i soggetti sottoposti quarantena o risultati positivi al virus”. Sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati. Stop alle attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri benessere, centri termali, culturali, sociali e ricreativi. Chiusi anche gli impianti sciistici, così come i musei e i luoghi della cultura. Le scuole, di ogni ordine e grado, restano chiuse. Sono consentite le attività di ristorazione e bar dalle 6 alle 18 con l’obbligo di mettere in atto le misure per garantire la distanza tra le persone di almeno un metro. Nelle giornate festive e prefestive sono chiuse le medie e grandi strutture di vendita e gli esercizi presenti nei centri commerciali e nei mercati. La chiusura non è disposta per farmacie, parafarmacie e punti vendita di generi alimentari.