La maestra dell’asilo nido di Cernobbio condannata in primo grado a 4 anni per maltrattamenti su alcuni bambini ha presentato ricorso in Corte d’Appello a Milano contro la sentenza di Como.
L’avvocato Livia Zanetti, legale della maestra, Maria Grazia Viganò, spiega: «Non è stata una storia di maltrattamenti, ma di atteggiamenti a volte sopra le righe, che non costituiscono reato. E se fossero stati visionati per intero i filmati, si sarebbero visti anche mille e più atteggiamenti materni».
La maestra è stata condannata con rito Abbreviato. Sei le parti civili, il Comune di Cernobbio e cinque famiglie. La difesa, nel ricorso contesta tra le altre cose proprio la costituzione di parte civile del Comune di Cernobbio. «Il Comune è il datore di lavoro della maestra – scrive il legale – La condotta contestata dalla procura si è svolta nell’ambito dell’attività lavorativa dell’imputata e si innesta nello svolgimento delle sue funzioni. La normativa civilistica prevede che il datore di lavoro abbia una responsabilità civile indiretta per il fatto illecito commesso dal proprio dipendente». Per la difesa dunque, il Comune stesso sarebbe «venuto meno al proprio obbligo di vigilanza e controllo dell’operato del dipendente».
In attesa dell’udienza in Tribunale a Milano, non ancora fissata, il giudice delle indagini preliminari di Como Maria Luisa Lo gatto, ha revocato le misure cautelari a carico della ormai ex maestra d’asilo, sospesa dal servizio e che «sicuramente non avrà occasione di riprendere la sua attività di educatrice». La donna è dunque libera.