Avrebbe ammesso solo di prestare molta attenzione all’andamento scolastico dei figli e alle loro frequentazioni, negando tuttavia con decisione di averli mai picchiati. Nulla che sia anche solo vicino a quanto raccontato invece dai figli agli insegnanti, con storie di botte, torture e cinghiate non solo con i piccoli come vittime, ma anche con la moglie. Si è difeso il padre 42enne del Triangolo Lariano, arrestato in settimana in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere chiesta dal pubblico ministero Antonio Nalesso e accolta dal giudice delle indagini preliminari Carlo Cecchetti.
Secondo l’accusa, i figli non potevano uscire né guardare la televisione, in casa non potevano fare alcun tipo di rumore. Il padre, di origine siriana, era già noto agli uomini della squadra Mobile di Como che hanno indagato su di lui. In passato era infatti stato coinvolto in una indagine contro i “passatori” che dall’Italia conducevano i clandestini fino alla Germania. Nella abitazione già più volte in passato erano giunte le forze dell’ordine, l’ultima solo pochi giorni prima dell’arresto. Ma importanti segnalazioni sarebbero giunte dal dirigente scolastico e dagli insegnanti con cui si sfogavano i bambini. Gli ultimi episodi sarebbero recentissimi, risalenti allo scorso 29 novembre.
Le violenze aumentavano quando la madre – anche lei vittima delle vessazioni in famiglia e impossibilitata a uscire di casa – cercava di intervenire per proteggere i figli. Le accuse sono di maltrattamenti in famiglia, violenze aggravate dall’aver commesso i fatti in presenza dei figli minorenni della coppia. Botte che tuttavia il genitore nega con determinazione.