Dormitorio di Como, le difficoltà nel trovare qualcuno disposto a mettere a disposizione dei locali per realizzarlo, dimostrano “inesorabilmente l’inadeguatezza dell’amministrazione”, come detto a gran voce da parte della politica cittadina. Ma si tratta anche di un segnale chiaro di come “il problema sia un altro e molto più serio”, secondo la Caritas.
Si colloca tra questi due estremi il dibattito, sempre più acceso, dopo l’ennesimo appello del sindaco Landriscina a enti e associazioni per trovare un luogo adeguato.
“Il discorso è molto complesso. Purtroppo difficilmente lo si potrà risolvere facendo degli appelli a enti o associazioni – spiega il direttore della Caritas diocesana, Roberto Bernasconi – Anche perché non è trovando un posto fisico che si risolve un’emergenza che è ben più difficile da gestire”. Il riferimento è dunque alla necessità di “creare interventi capaci di accompagnare queste persone fuori da condizioni di grave marginalità – spiega Bernasconi – Tutti devono fare qualcosa. La Chiesa di Como, nelle sue varie espressioni oggi da già accoglienza a 300 persone in varia forma”.
L’idea del dormitorio, ormai diversi mesi fa venne lanciata dalla consigliera del gruppo misto Patrizia Maesani (in precedenza Fratelli d’Italia e oggi fuori dal consiglio comunale per sua volontà) e successivamente oggetto di discussione anche per un emendamento di Ada Mantovani (ex lista Rapinese). “Via Volta e Santa Teresa. Questi sono alcuni degli immobili chiusi e a norma del Comune, al netto di possibili utilizzi futuri di cui si è parlato ma di cui ancora non si sa nulla. Perché i privati dovrebbero dare al Comune un immobile? – spiega Patrizia Maesani – È compito del Comune occuparsi della grave marginalità”.
Duro anche il ragionamento dell’ex assessore Bruno Magatti (Civitas). “Il Comune non è capace di gestire una situazione simile. E non ha senso puntare sull’intervento risolutore da parte di realtà esterne – spiega – La politica non si fa certamente così, lanciando appelli e mettendo gli interlocutori alla gogna”.
Telegrafico Stefano Fanetti del Pd. “È l’ennesima dimostrazione dell’incapacità di questa amministrazione di costruire percorsi condivisi con le realtà della città”.
“Il primo a cui non interessa il dormitorio è lo stesso Landriscina – interviene Alessandro Rapinese – Questo perché il sindaco è in piedi e va avanti grazi all’appoggio della Lega che, come noto, è sempre stata contraria a questa eventualità”. E proprio dalla Lega arriva in effetti una precisazione. “Se il sindaco ha già scritto mesi fa e nessuno risponde forse qualcosa vorrà dire – interviene il capogruppo della Lega in Comune Gianpiero Ajani – Già in passato avevamo detto che non avrebbe portato a nulla e così è stato”.
L’ultima voce è quella di Fabio Aleotti (Movimento 5 Stele): “Quanto sta accadendo è un segnale lampante del fatto che il tema dormitorio non è certamente in cima all’elenco delle priorità dell’amministrazione – dice Aleotti – Ecco perché viene gestita in questo modo”.