Un ricordo che non si sbiadisce nel tempo. Domenica, a Barni, sarà celebrata una messa di suffragio per le 37 vittime della tragedia aerea avvenuta 32 anni fa sui monti del Triangolo Lariano, a Conca di Crezzo.
È il 15 ottobre del 1987: un Atr 42 Colibrì in volo tra Milano-Linate e Colonia, in Germania, cade in una zona impervia a circa 750 metri di quota. A bordo 37 persone, 3 membri dell’equipaggio e 34 passeggeri, in gran parte tedeschi. Muoiono tutti.
«Stiamo precipitando» è l’ultimo urlo del pilota alle 19.29. L’aereo era partito quindici minuti prima, in ritardo di circa un’ora sulla tabella di marcia a causa del maltempo e dell’intenso traffico nei cieli. Poi, sopra Lecco, lo stallo dovuto alla formazione di ghiaccio sulle ali e la caduta: tutto in 50 secondi, come poi è stato accertato dalle registrazioni della scatola nera.
Il ricordo, per chi ha vissuto e seguito quella drammatica vicenda, è rimasto indelebile. Subito scattano i soccorsi dopo le immediate segnalazioni dell’incidente. Nebbia e maltempo non aiutano il primo intervento. Ci vuole qualche ora per trovare i resti del velivolo. La tragedia dell’Atr 42 è una delle più gravi sciagure avvenute nel Comasco.
Domenica prossima alle 11.30, al Sacrario che è stato eretto nella zona dell’incidente, ci sarà un momento di commemorazione con la celebrazione di una messa e il ritrovo di familiari e amici di membri dell’equipaggio e passeggeri.
Un pensiero, con una targa che verrà benedetta nel corso delle cerimonia religiosa, andrà anche a Don Emilio Lorvetti, allora parroco di Barni, scomparso nell’agosto del 2018 a 85 anni, tra i primi a dare l’allarme e a cercare di portare i primi soccorsi quella notte oltre che a Giuseppina Lampronti, madre del pilota Pierluigi Lampronti, che con Lamberto Lainè era ai comandi dell’aereo.
Anche ad anni di distanza, ogni volta che si parla della tragedia della Conca di Crezzo il sentimento che prevale in me è l’angoscia.
Perché prendevo spesso quel volo per recarmi alla Kolnmesse o a alla fiera di Bad Salzuflen.
Perché l’ATR43 era l’aereo che veniva usato sulla rotta da Linate a Munchen, dove mi capitava di recarmi più volte l’anno, o che mi riaccompagnava a casa da Frankfurt, di ritorno dai miei viaggi extra europei.
Perché, scorrendo l’elenco delle vittime, trovai i nomi di persone che conoscevo e con le quali avevo avuto modo di parlare soltanto qualche giorno prima di quella maledetta domenica.