Pedinamenti, foto, riprese video, appostamenti di agenti in borghese affiancati ai controlli quotidiani ufficiali, quattro denunce alla procura. L’attività svolta dagli agenti dell’Ustta, l’unità specialistica tutela del territorio e dell’ambiente della polizia locale di Como è uno dei pilastri sui quali poggia l’indagine su un vasto traffico illecito di rifiuti sfociata lunedì scorso in un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di undici persone, 2 in carcere e 9 ai domiciliari.
L’impianto di recupero dei materiali di scarto di Como, in località La Guzza, è uno dei cardini del presunto sistema illecito. Per l’accusa, gli indagati riempivano di rifiuti alcuni capannoni nel Nord Italia, compreso appunto il capoluogo lariano e ne seppellivano altri in una cava dismessa in Calabria.
“I nostri agenti hanno notato un accumulo irragionevole e preoccupante di rifiuti nell’impianto in località La Guzza – spiega il commissario Aurelio Giannini, dirigente della polizia locale del capoluogo – Era il 2017 e da quella prima denuncia il lavoro non si è mai fermato, fino a confluire nell’attività svolta in collaborazione con la direzione distrettuale antimafia di Milano e sfociata nella vasta operazione dei giorni scorsi”.
A Como, nell’ambito degli accertamenti legati all’accumulo anomalo di rifiuti, gli agenti hanno documentato anche l’attività di Angelo Romanello, 35 anni, originario di Reggio Calabria e residente a Erba, il principale indagato, definito “il dominus del sodalizio”. “Dopo un primo sequestro preventivo dell’impianto per la quantità abnorme di rifiuti che abbiamo trovato – spiega il commissario Marialuce Benedetti – abbiamo continuato a monitorare in modo dettagliato la situazione fino a notare nuovi comportamenti anomali. Alle verifiche degli agenti abbiamo dunque affiancato controlli di personale in borghese e pedinamenti che ci hanno portati a Varedo, in un’altra delle strutture utilizzate per accumulare illecitamente i rifiuti. Abbiamo documentato l’arrivo a Varedo di numerosi camion che, documenti ufficiali di trasporto alla mano, erano diretti altrove”. “L’intuizione, la qualità e la passione di questo nucleo specializzato di agenti ha portato un risultato importante per il bene e la sicurezza dei cittadini”, sottolineano il comandante Donatello Ghezzo e l’assessore alla Sicurezza Elena Negretti.
L’impianto finito al centro dell’inchiesta al momento è ancora sotto sequestro e i rifiuti sono quindi ancora accumulati nell’area. L’amministrazione provinciale dovrebbe prevedere in tempi brevi una nuova gara d’allato per affidare la gestione e far ripartire l’attività.