Cooperative fittizie attive soprattutto nel settore di pulizia e facchinaggio, aperte e chiuse nel giro di un paio d’anni al massimo senza versare il dovuto alle casse dello Stato. Fatture per operazioni inesistenti per milioni di euro. Decine di carte di credito intestate a prestanome e utilizzate per “svuotare” sistematicamente del capitale le cooperative, 13 delle quali sono fallite su richiesta della procura di Como.
Parla di “un decennio di abuso sistematico dello schema societario cooperativo” il procuratore capo di Como Nicola Piacente nell’illustrare i risultati di una lunga indagine, coordinata dal sostituto procuratore Pasquale Addesso, sfociata in un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 34 persone – 22 in carcere e 12 ai domiciliari – ritenute responsabili, a vario titolo, di reati tributari e fiscali, nonché di indebito utilizzo di carte di pagamento e falso in bilancio. Tra le contestazioni la distrazione di fondi dalla società Pane e Tulipani, poi fallita.
L’indagine coinvolge la Lombardia e la Calabria ed è stata condotta dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Milano e dai militari del nucleo di polizia economico-finanziaria di Como e delle Compagnie di Como e Olgiate Comasco della Guardia di Finanza. Agli indagati sono stati sequestrati beni per un valore di oltre 13 milioni di euro, compresi dodici immobili sul territorio lariano, in particolare un’intera palazzina a Cadorago. Per la procura, gli ideatori della frode sono Massimiliano Ficarra e Cesare Giovanni Pravisano, entrambi tra gli arrestati.
Per gli inquirenti, è emerso anche un legame con la criminalità organizzata calabrese di stampo ‘ndranghetista e l’inchiesta prosegue in questa direzione con una nuova fase che dovrà accertare la destinazione dei guadagni illeciti ottenuti con le false cooperative e l’eventuale finanziamento di attività della malavita organizzata.