Il pubblico ministero ha chiesto trent’anni di carcere per Luca Volpe, il 27enne canturino accusato di avere ucciso il nonno materno, Giovanni Volpe, 78 anni, ferito a morte con 19 coltellate al culmine di una lite nella casa in cui vivevano assieme, a Cantù, nella frazione di Vighizzolo, il 16 marzo 2018.
Oggi in tribunale a Como, durante l’udienza preliminare, davanti al giudice Carlo Cecchetti, il magistrato che ha condotto l’indagine, Simona De Salvo, ha chiesto il massimo della pena, l’ergastolo, abbassato a 30 anni per la scelta del rito abbreviato. La difesa ha risposto invocando il vizio di mente per il 27, unito all’eventuale attenuante della provocazione. Luca, in aula ha rilasciato dichiarazioni spontanee e ha detto che anche il nonno, quel giorno, era armato di coltello. Il perito incaricato dalla procura aveva indicato Luca Volpe «capace di intendere e di volere al momento dei fatti», confermando una diagnosi di disturbo antisociale di personalità ma escludendo che questo potesse aver configurato un vizio di mente tale da configurare una incapacità al momento dei fatti.
Il figlio della vittima, che si era costituito parte civile, rappresentato dall’avvocato Arnaldo Giudici, ha ritirato la costituzione dopo la rinuncia di Luca alla sua quota di eredità sulla porzione di casa che apparteneva al nonno.
Luca Volpe è accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. Il giovane viveva con il nonno, che lo aveva cresciuto. Tra i due sarebbe scoppiata una lite perché il pensionato avrebbe scoperto che il nipote faceva nuovamente uso di droga. Il 27enne lo aveva ucciso a coltellate e si era poi allontanato in auto. Era stato arrestato poche ore dai carabinieri in un motel della Bassa Comasca.
L’udienza è stata aggiornata al 6 giugno prossimo, quando con ogni probabilità sarà letta la sentenza.