Il Comune di Como conferma l’imminente, terzo bando di gara per l’assegnazione del servizio di raccolta degli abiti usati, con un canone annuo di 400 euro per ciascun contenitore. Una decisione che continua ad alimentare la polemica sollevata la scorsa settimana dal consigliere comunale di Civitas Bruno Magatti, già assessore ai servizi sociali. In attesa della gara intanto, salvo eventuali proroghe tutti i cassonetti attualmente presenti nel capoluogo, circa 60 gestiti da Humana e Cooperativa Orizzonti, che fa capo alla Caritas, dovranno essere rimossi entro la fine del mese.
“Se due successivi bandi di gara non hanno portato all’assegnazione del servizio evidentemente qualcosa non funziona e il Comune dovrebbe farsi qualche domanda – dice Magatti – Mi sembra invece che la politica non sia in grado di dare un indirizzo, di prendere una decisione motivata”.
Dal 2013, la gestione dei cassonetti per la raccolta degli abiti era regolata da una convenzione che prevedeva solo il pagamento della tassa di occupazione del suolo pubblico. “Prevedere anche un canone annuo evidentemente comporta costi eccessivi – sottolinea Magatti – La raccolta di abiti usati è un servizio importante sotto diversi punti di vista. Permette tra l’altro di evitare che quintali di vestiti e accessori finiscano all’inceneritore, con un conseguente costo per la collettività. E’ un tema di grande attualità sul quale si dovrebbe avere più attenzione”.
La Caritas, che non ha potuto partecipare ai due bandi precedenti per come sono stati presentati dal Comune, attende il terzo e annuncia una presa di posizione per la prossima settimana.
“La base d’asta è stata individuata dagli uffici in seguito a una ricerca di mercato su altri comuni italiani scegliendo la cifra intermedia di 400 euro annui per la concessione del servizio specifico – ha precisato il Comune di Como in una nota – Si ricorda infine che è possibile conferire gli abiti usati anche al centro di raccolta di via Stazzi”.