Sono adirati Elena e Andrea Frigerio, figli di Valeria Cherubini, una delle quattro vittime della strage di Erba, e di Mario, unico sopravvissuto all’eccidio dell’11 dicembre 2006, che morì qualche anno dopo. La rabbia scaturisce dall’iniziativa di Azouz Marzouk, che ieri si è rivolto alla Procura generale di Milano per sollecitare la ricerca di prove che portino alla revisione della sentenza che ha condannato all’ergastolo i suoi ex vicini di casa, Rosa e Olindo Romano. Nella strage furono uccisi il figlio, Youssef Marzouk, di poco più di due anni, la moglie Raffaella Castagna, la suocera Paola Galli e un’altra vicina di casa, Valeria Cherubini. Rimase gravemente ferito e divenne il principale testimone contro i coniugi Romano, Mario Frigerio. La richiesta di Azouz alla Procura è stata presentata ieri dal legale del 39enne tunisino, Luca D’Auria, che contesta in particolare “la genuinità della confessione della coppia, condannata in via definitiva all’ergastolo”. Secondo l’avvocato, “Sarebbero troppi gli errori contenuti nelle confessioni rispetto a quanto emerso in seguito”. “Questa domanda è finalizzata alla revisione del processo – ha detto D’Auria al Corriere di Como – Azouz è convinto dell’innocenza di Olindo e Rosa e immagina che altri siano colpevoli, anche se non sa chi”. La stessa difesa dei coniugi Romano è al lavoro per una richiesta di revisione della sentenza e, nei mesi scorsi, ha chiesto l’accesso a dei reperti mai analizzati sulla scena del delitto. Il legale di Olindo e Rosa, l’avvocato Fabio Schembri, contattato dal Corriere di Como, parla di un “passo importante” e spiega di essere al lavoro “sui nuovi elementi emersi durante e dopo i vari gradi di giudizio, comprese le dichiarazioni di testimoni rilasciate alla trasmissione Le Iene. Una volta completato questo quadro d’insieme, in cui sono incluse le analisi da effettuare sui pochi reperti rimasti, – ha concluso l’avvocato – pensiamo di avere quanto basta per chiedere la revisione”. Intanto, i figli di Frigerio, “Chiedono che sulla strage di Erba sia posta la parola fine – spiega il loro legale, Manuel Gabrielli – e rivendicano la correttezza dell’iter processuale per rispetto nei confronti di tutte le vittime”.