La guerra delle multe tra Italia e Svizzera si fa sempre più aspra. Il Corriere del Ticino è tornato sull’argomento raccontando le storie dei cittadini elvetici multati in Italia e adesso “rincorsi” oltreconfine da società di recupero crediti.
Una situazione ai limiti della legalità. Anzi, a detta degli esperti intervistati dal quotidiano luganese, senza alcuna base giuridicamente sostenibile. Una cosa è chiara: allo stato attuale non esiste una regolamentazione in tal senso.
La Svizzera non fa parte dell’Unione Europea e ad essa non si possono applicare le normative comunitarie in materia di riscossione delle sanzioni amministrative.
Lo spiega in modo chiaro il comandante della polizia locale di Como, Donatello Ghezzo, il quale ricorda come «il recupero del credito avviene con questo tipo di società in via stragiudiziale, senza atti esecutivi ma con solleciti di pagamento».
Anche il capoluogo lariano ha stipulato un accordo «con una società che si occupa in una prima fase di recupero stragiudiziale – dice Ghezzo – ma è italiana». Il grande problema, conferma il comandante della polizia locale di Como, è la difformità di procedure e «la carenza di strumenti. Spesso c’è una evidente anti-economicità perché i nostri crediti, le multe, ammontano a poche decine di euro mentre un’azione legale può arrivare a costare anche migliaia di franchi».
In ogni caso, Como ha avviato questo «progetto pilota» consegnando alla società di recupero credito 240 multe. «L’accordo prevede l’esborso di un compenso soltanto nell’ipotesi in cui la multa venga pagata. Abbiamo iniziato a ottobre e abbiamo già incassato qualcosa, i segnali sono positivi», conferma Ghezzo.
La quantità di multe non pagate resta comunque molto elevata. «E a non tirare fuori i soldi non sono soltanto gli svizzeri o gli stranieri in generale, ma anche purtroppo moltissimi italiani», conclude il comandante di vigili del capoluogo.