Il livello del lago di Como è sempre più basso. Gli ultimi dati registrati mostrano un calo preoccupante, si sta arrivando a sfiorare i minimi storici degli ultimi 70 anni.
Il grido di allarme è stato lanciato da più parti in questi giorni, in primis dall’Autorità di bacino, oggi – nella giornata mondiale dell’acqua – è stato ribadito a gran voce dai Verdi. Secondo gli ultimi calcoli si stima un ammanco di ben 95 milioni di metri cubi d’acqua. L’abbassamento repentino porta con sé problemi di diversa natura: da una parte è una minaccia per la fauna e la riproduzione dei pesci, dall’altra le sponde tendono a rilasciarsi e a innescare delle frane con conseguenti danni economici e di stabilità del territorio. Infine anche la navigazione subisce pesanti ripercussioni poiché molti pontili risultano quasi inutilizzabili; danni evidenti pure sull’agricoltura.
Una situazione che è figlia sì dei cambiamenti climatici ma, come hanno spiegato oggi i Verdi, la responsabilità è anche politica e per questo tornano a chiedere interventi strutturali e la riattivazione del Patto per l’acqua come strumento di controllo dei bacini. Il problema principale, è stato sottolineato, è la gestione degli invasi alpini in Lombardia per cui spesso le concessioni pur scadute sono ancora attive. L’ente di riferimento è Regione Lombardia a cui i Verdi si rivolgono con una proposta: creare una gestione integrata di bacino.