La presidente della commissione Antimafia di regione Lombardia Monica Forte ha partecipato oggi in tribunale a Como alla nuova udienza del processo con nove imputati per il presunto controllo della ‘ndrangheta su bar e locali del centro di Cantù. Palazzo Lombardia ha deciso di muoversi direttamente dopo i momenti di tensione con i familiari degli imputati e la decisione della corte di sgomberare l’aula e dopo la ritrattazione di alcuni testimoni sui fatti accaduti nella Città del Mobile.
L’assenza delle istituzioni, con il Comune di Cantù che non si è costituito parte civile, è stata contestata e la Regione ha deciso di intervenire. «Siamo qua oggi – ha precisato Monica Forte – dopo aver saputo quello che era successo. Avevamo già manifestato un certo disappunto sul fatto che le istituzioni non si fossero costituite a suo tempo come parte civile. Era dunque opportuno che, sebbene con ritardo, le istituzioni facessero sentire la loro presenza in aula».
Nell’udienza di oggi, l’esponente della commissione Antimafia ha toccato con mano il problema della difficoltà a testimoniare in aula in processi di questo tipo. «Ho toccato con mano la reticenza di alcuni testimoni, ho letto nelle loro voci la paura reale – ha concluso – Non giustifico le ritrattazioni, le denunce vanno portate avanti fino in fondo ma posso comprendere il timore per l’incolumità propria e delle famiglie. Non c’è stato un “abbraccio” della comunità di Cantù a chi ha fatto denuncia, anzi mi è sembrato che ci fosse atteggiamento silente».
Oggi in aula è stato sentito anche uno dei carabinieri che ha coordinato le indagini, che ha ricostruito gli episodi di violenza e ha confermato che <i commercianti di Cantù temevano una vera e propria guerra tra bande attorno alla piazza Garibaldi> e ha ribadito come, in più occasioni, gli esercenti abbiano contattato le forze dell’ordine per segnalare la situazione e le preoccupazioni per le attività di persone legate alla malavita organizzata.