Il racconto dei loro colpi, delle rapine ai coetanei, dei furti, dei danneggiamenti, delle violenze gratuite, da mercoledì scorso riempie le cronache dei media comaschi e non solo. A partire da domani mattina toccherà direttamente ai ragazzini della baby gang di Como parlare, rispondere alle domande, provare a spiegare il perché di cinque mesi di follia sfociati in un’ordinanza del Tribunale dei minori per diciassette giovanissimi tra i 14 e i 17 anni, accusati di una serie impressionante di reati. Un conto che arriva a 38 episodi contestati dalle forze dell’ordine.
Domani mattina, nel carcere minorile Beccaria di Milano sono in programma gli interrogatori dei cinque tra i componenti della baby gang per i quali è stata prevista la misura restrittiva più drastica. Da mercoledì sono in cella e ora, assistiti dai loro legali difensori, potranno per la prima volta dare la loro versione dei fatti. La scelta naturalmente sarà loro, perché potrebbero anche decidere di restare in silenzio.
Nella giornata di domani dovrebbe esserci spazio per tutti i cinque interrogatori. Dalla prossima settimana invece saranno sentiti i sei ragazzini per i quali il giudice ha deciso l’affidamento in comunità e a seguire i cinque giovanissimi per i quali è stato disposto l’obbligo di permanenza in casa, senza contatti con persone diverse dai familiari.
I 17 componenti della baby gang – un diciottesimo non risulta tra gli indagati perché ha meno di 14 anni e non è imputabile – sono accusati a vario titolo di rapina, estorsione, furto aggravato, ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. I baby delinquenti avevano creato un clima di terrore, in particolare tra i coetanei. La banda spadroneggiava soprattutto in centro Como, ma in qualche caso ha colpito anche fuori dalla città. Fermati più volte dalle forze dell’ordine, non esitavano ad insultare, prendere in giro e persino minacciare poliziotti e carabinieri. Fino a mercoledì, quando sono rimasti in silenzio davanti all’ordinanza che, finalmente, li ha fermati.
commentare!poco da dire se non un grazie alle forze dell’ordine e una speranza che i ragazzini capiscano i loro errori e si ravvedano.mano dura con i genitori, i primi da rieducare sono loro, poi se hanno anche minacciato di bruciare il negozio a chi ha subito minacce dai loro figli condannarli e allontanare i figli da quei pseudo genitori.