L’ultimo saluto a Mattia Mingarelli. Una folla di amici, parenti e conoscenti. Giovani, perlopiù, come Mattia. Che aveva trent’anni. Ed è morto tra le montagne della Valmalenco, per cause e in modo che le indagini devono ancora chiarire.
Il piccolo santuario della Madonna di Loreto, ad Albavilla, non è riuscito a contenere tutte le persone che hanno voluto stringersi attorno alla famiglia di Mattia. Settanta i posti a sedere, ma la chiesa si è riempita in un attimo. All’esterno, centinaia di persone, che silenziosamente hanno dato l’ultimo saluto al giovane comasco. Ancora più lontani gli obiettivi delle fotocamere, nel rispetto di una discrezione chiesta espressamente dalla famiglia.
Mattia Mingarelli, 30enne di Albavilla, è scomparso il 7 dicembre scorso tra le montagne della Valmalenco. Qualche ora dopo è stato trovato il suo cane, e anche il suo cellulare. Le ricerche sono continuate per giorni.
Giorni di paura, apprensione e speranza, sempre più debole al termine di ogni battuta di ricerca finita senza esiti positivi .
Il 24 dicembre il corpo senza vita di Mattia è stato trovato vicino al pilone di una seggiovia.
Resta da capire ancora la causa e la dinamica della morte. Durante l’autopsia, il medico legale ha riscontrato ferite compatibili sia con una caduta accidentale, sia un colpo causato da un corpo contundente.
Nelle ultime ore l’ipotesi più concreta sembrava quella di un incidente. Ma tutte le piste sono aperte. Tant’è che, giovedì, i carabinieri del Ris di Parma si sono fermati per diverse ore al rifugio ‘Barchi’, nel territorio di Chiesa in Valmalenco, a poche centinaia di metri dal punto in cui è stato ritrovato il corpo senza vita di Mattia Mingarelli. I militari hanno prelevato un computer e alcuni dischi di proprietà del rifugista, che al momento non risulta indagato.