Musei di Como, la giunta di Como valuta l’ipotesi della gestione privata. L’esecutivo di Palazzo Cernezzi ha analizzato la relazione della società Struttura Srl di Roma, che ha avuto l’incarico di individuare la strada più efficiente per il futuro di Villa Olmo. E una delle ipotesi è di accelerare sull’inserimento del sito nei sistemi culturali e turistici del territorio.
La giunta di Mario Landriscina ha quindi indicato alla società di «valutare la possibile estensione dell’oggetto della gestione, di cui il nuovo soggetto dovrebbe farsi carico, alle altre strutture museali/monumentali a titolarità comunale ed in particolare a Museo archeologico “Paolo Giovio”, Museo storico “Giuseppe Garibaldi”, Pinacoteca civica e Tempio Voltiano».
Una prospettiva di integrazione che andrebbe ben oltre il biglietto unico ma riguarderebbe la progettazione degli eventi e la riformulazione delle collezioni. Il compendio di Villa Olmo avrebbe così un collegamento operativo e logistico strutturato e coerente con le altre realtà espositive e le collezioni di pertinenza pubblica della città.
La giunta ha deliberato di chiedere alla società incaricata dello studio un’ulteriore integrazione all’analisi da presentare dopo Ferragosto. Il documento di Struttura Srl comunque è impietosa rispetto a villa Olmo: «attualmente poco promossa, non è oggetto di particolari richieste da parte del turismo cittadino. Negli infopoint non sono presenti materiali di comunicazione ad essa dedicati e la segnaletica di avvicinamento, soprattutto a causa del cantiere in atto, rende difficile la comprensione del fatto che si tratta di un luogo visitabile». Inoltre «a livello turistico, attualmente, la Villa rimane fuori dagli itinerari». E per quanto riguarda i musei, si constata che nessuno di essi «ha uno spazio ristorazione» e «manca un’impronta scientifica nei luoghi di cultura cittadini che da tempo non posseggono una direzione».
L’analisi di Struttura srl é impietosa e mette in evidenza il totale fallimento degli uffici pubblici dedicati alla Cultura: se con Sergio Gaddi il sistema c’era e funzionava, i cinque anni di Luigi Cavadini hanno lasciato il segno. Non di meno, che lo stato attuale delle cose non sia una scusa per cedere tutto quanto ai privati: musei, collezioni, ville devono rimanere pubbliche, ai privati spetta il contorno.