Riparte il conto alla rovescia per la nascita di Como Acqua con la fusione delle 12 multiutility territoriali che attualmente garantiscono il servizio. Nei prossimi giorni sono attesi i risultati delle perizie sul valore delle società che dovranno unirsi, sugli investimenti da fare e sul futuro dei dipendenti. La mancanza di queste informazioni, unita ai fortissimi contrasti politici scoppiati a fine 2017, avevano fatto saltare l’operazione che puntava a far nascere un soggetto unico in grado di gestire il servizio idrico integrato in provincia di Como.
<Le perizie sono decisive per capire come ripartire con il piano di fusione, bisogna fare in fretta>, dice il presidente della Provincia di Como Maria Rita Livio. Una celerità che comunque sconta già un primo ritardo visto che i risultati delle perizie erano attesi per fine febbraio.
Sull’intera vicenda incombe poi un altro termine ben più stringente: il mese di settembre del 2018, limite ultimo previsto per non rischiare sanzioni in ambito comunitario. <Appena avrò le perizie riunirò la commissione del Controllo analogo di Como Acqua – continua Livio – Entro il mese di aprile la società convocherà l’assemblea dei sindaci per spiegare quanto emerso e ripartire con il progetto. I soci sono i sindaci e spetterà a loro decidere. E’ indispensabile tornare a una nuova votazione prima dell’estate>.
Il nodo rimane sempre lo stesso: se il contenuto delle perizie dovesse presentare elementi di discussione, si aprirà una nuova partita tra i soggetti coinvolti che difficilmente porterà a una votazione entro settembre. Le tensioni esplose in passato e che hanno bloccato la fusione sono infatti pronte a riemergere. Decisivo dunque l’intervento, oltre che dei tecnici e dei periti, anche della politica.