L’Imu troppo alta mette a rischio crisi 12 alberghi dell’Alta Brianza e della Bassa Comasca per un totale di oltre 400 lavoratori: l’allarme era stato lanciato lo scorso 19 febbraio dagli albergatori, che con il sostegno di Confesercenti e Uiltucs, avevano siglato un accordo e inviato una lettera ai sindaci e consiglieri di dieci comuni, in cui si chiedeva un confronto e la revisione dei coefficienti catastali e delle aliquote Imu per strutture ricettive. Per un albergo con 2 milioni di fatturato, la tassa può arrivare a 80 mila euro, ben il 4% degli incassi. Oggi il presidente di Confesercenti Como, Claudio Casartelli, e un’albergatrice di Erba, Erika Conti, sono stati ricevuti dal direttore dell’Agenzia del Territorio, Domenico D’Angelo: al centro del confronto la possibilità di diminuire l’aliquota per le strutture alberghiere dell’Erbese e del Canturino. Due, secondo quanto emerso dall’incontro, le strade percorribili. Ogni singola struttura ricettiva dovrebbe, nell’ambito di lavori di ristrutturazione dell’albergo, chiedere a un tecnico la revisione delle rendite catastali, sulla base dei parametri oggettivi indicati dalla legge 190/2014 e dalle circolari interpretative e attuative. I Comuni dovrebbero invece valutare l’opportunità di portare l’aliquota Imu per gli alberghi nell’Erbese e nel Canturino al minimo stabilito dello 0,76%, come già accade a Como e Cernobbio. Nei prossimi giorni gli albergatori delle 12 strutture dovranno decidere la strada comune da percorrere per riuscire a diminuire la tassa e dare così sollievo alle realtà imprenditoriali del territorio.