«La notizia di reato è da ritenersi infondata». Non ci fu, insomma, alcuna corruzione. Motivo per cui la posizione del medico canturino finito nella bufera per una indagine della procura di Monza su un presunto giro di mazzette legate a protesi ortopediche prodotte da una multinazionale francese, deve essere archiviata. Era lo scorso settembre quando sei dottori, tra cui il medico comasco, vennero indagati e denunciati perché, secondo le accuse, avrebbero ricevuto denaro, regali, viaggi, vacanze per favorire l’acquisto di specifiche protesi, arrivando a moltiplicare il numero delle operazioni eseguite con la complicità anche di medici di base.
Ora arriva il successo su tutta la linea per la tesi della difesa – avvocato Ferruccio Felice – che fin dal primo momento aveva invocato l’assoluta estraneità del proprio assistito alla vicenda. Sostenendo che il medico – non di base, come scritto nell’ordinanza, bensì odontoiatra – non avrebbe avuto uno studio e nemmeno pazienti propri, appoggiandosi invece su studi altrui. Particolare che, secondo la difesa, avrebbe reso impossibile il reclutamento di pazienti per l’impianto delle protesi come invece confutato dall’accusa. L’ipotesi contestata nell’ordinanza aveva già cominciato a vacillare con il passaggio del fascicolo da Monza al tribunale di Como, con la successiva revoca della misura della sospensione dall’esercizio della professione. Ora è arrivata anche l’archiviazione, chiesta dalla procura di Como in quanto il medico, «nel proprio interrogatorio davanti al gip e nella memoria depositata dalla difesa» ha dimostrato che l’accusa a suo carico «era frutto di un equivoco». Ossia «nell’erroneo presupposto che egli svolgesse la sua attività medica all’interno di strutture pubbliche» laddove invece è risultato «che egli non ha mai ricoperto tali funzioni» se non in «episodiche sostituzioni di colleghi».