L’euro vola sul franco svizzero. Notizia, questa, negativa per i frontalieri, che quando cambiano lo stipendio in euro accusano il cambio (per loro) sfavorevole.
Alla chiusura dei mercati, ieri, la moneta unica ha toccato 1,18 contro la valuta elvetica. Secondo gli analisti, il risultato è legato anche all’accordo politico raggiunto in Germania per la formazione del governo tra Cdu-Csu e Spd.
La quotazione di ieri è la più alta dal 15 gennaio 2015, il giorno in cui la Banca Nazionale di Berna decise improvvisamente di far saltare la soglia di cambio di 1,20, operazione che provocò un terremoto sui mercati finanziari.
A detta degli esperti, nelle prossime settimane l’euro potrebbe toccare nuovamente la sogna di 1,20 contro il franco svizzero. D’altronde, la politica dei tassi negativi seguita dalle autorità monetarie della Confederazione ha fatto sì che la moneta rossocrociata perdesse ogni attrattiva di bene rifugio.
La sopravvalutazione del franco aveva penalizzato enormemente le esportazioni svizzere che adesso, invece, sono in netta ripresa.
Intervistato oggi dal quotidiano economico romando L’Agefi, l’ex vicepresidente della Banca Nazionale Svizzera, l’economista svizzero belga Jean-Pierre Danthine ha difeso le scelte prese tre anni fa. «Dovevamo farlo e abbiamo avuto ragione». Il cambio a 1,20 era stato «tenuto per quattro anni» in vita in modo innaturale. «E il 15 gennaio 2015 abbiamo mollato in un momento in cui le prospettive erano sufficientemente buone perché si abbandonasse una misura che doveva restare straordinaria», ha aggiunto Danthine.