Le chiamate non risposte, che per l’accusa potrebbero essere squilli fatti con un preciso significato. I messaggi di testo. Le chiamate dalle cabine. Tutti i contatti telefonici tra gli indagati con i dettagli sulla data, l’orario e la cella telefonica agganciata in quel momento da mittente e destinatario.
Una ricostruzione dettagliata, che ha occupato la gran parte dell’udienza di oggi del processo per l’omicidio dell’architetto Alfio Molteni, ucciso due anni fa davanti alla sua casa di Carugo. Sul banco degli imputati ci sono il commercialista Alberto Brivio, accusato di aver orchestrato la serie di atti intimidatori sfociati nel delitto assieme con la moglie della vittima e sua amante Daniela Rho, Vincenzo Scovazzo, presunto esecutore materiale e l’investigatore privato Giovanni Terenghi a cui non viene contestato il delitto ma un ruolo negli atti persecutori.
Nell’udienza di oggi è stato sentito come testimone il maresciallo Michele Ettorre, informatico del Ros, il raggruppamento operativo speciale dei carabinieri. Il militare dell’Arma si è occupato appunto di analizzare l’enorme mole di scambi legati alle utenze telefoniche delle persone finite nell’inchiesta sugli atti persecutori sfociati nell’agguato mortale all’architetto Alfio Molteni. La ricostruzione è un elemento importante per l’indagine perché è servita per chiarire i contatti e le relazioni tra le persone coinvolte a Brivio, il presunto mandante con Daniela Rho.
La moglie della vittima non è tra gli imputati in questo processo perché ha scelto di essere giudicata con il rito Abbreviato. Per lei udienza preliminare il prossimo 28 febbraio. Per Brivio invece si torna in aula l’11 gennaio.