Acque agitate a Como, e non è un modo di dire. Grosse nubi all’orizzonte per la creazione di un’unica società per la gestione del servizio idrico nel territorio comasco ha spinto Svolta Civica, il Pd e la lista Rapinese a chiedere spiegazioni al sindaco prima di sollecitare la Corte dei Conti a un intervento per una verifica contabile ed erariale. Questi i fatti più recenti che stanno creando forti tensioni tra maggioranza e minoranze: ieri in consiglio comunale all’ordine del giorno c’era l’adesione o meno al processo di fusione per l’incorporazione o per la scissione parziale che coinvolge 12 società del territorio nella nuova società unica Como Acqua Srl. Ma dall’aula è uscito un nulla di fatto. Dopo una lunga discussione non si è arrivati al voto. Situazione ancor più pericolosa anche perché proprio domani si riunisce l’assemblea straordinaria di Como Acqua S.r.l per deliberare appunto questa fusione senza una presa di posizione chiara da parte del comune capoluogo.
«Siamo di fronte a un fatto grave. Il prossimo consiglio comunale è convocato per lunedì 30 ottobre e non potrà, quindi, discutere la delicatissima delibera – ha detto oggi Vittorio Nessi – In questo modo, il Comune di Como non ha assunto una posizione ufficiale da portare in assemblea. Svolta Civica porterà la questione davanti alla Corte dei Conti perché vengano verificate eventuali responsabilità contabili derivanti dai danni conseguenti all’eventuale fallimento del processo di fusione. Ricordo che – aggiunge Nessi – con questa fusione ci sono sul piatto posti di lavoro, economie di scala, investimenti di decine di milioni di euro. Senza contare i circa 300mila euro già spesi per consulenze a professionisti che hanno incardinato l’intera operazione e di cui qualcuno dovrà rispondere».
La questione ha ovviamente anche un risvolto politico marcato. «Di fronte alla prima importante scelta politica, il sindaco ha deciso di non decidere, evitando una votazione che era dovuta e che avrebbe probabilmente messo in crisi la stessa maggioranza di Palazzo Cernezzi» conclude Nessi. Sindaco che ieri sera non ha incontrato la delegazione di 16 altri colleghi arrivata a Palazzo Cernezzi proprio per avere un confronto con il primo cittadino prima della votazione in aula, mai avvenuta. Con Nessi oggi anche Alessandro Rapinese (Lista Rapinese) e Stefano Fanetti (Pd)
Il mancato perfezionamento della fusione comporterà, come ha evidenziato il presidente della Provincia di Como, Maria Rita Livio in una lettera inviata ai sindaci nei giorni scorsi, la revoca dell’affidamento del servizio a Como Acqua, la messa in liquidazione della stessa e l’indizione da parte della Provincia di una gara pubblica per l’affidamento del servizio con l’apertura all’arrivo di privati.
In serata l’intervento di Fratelli d’Italia. «Vogliamo portare a conoscenza dei cittadini e degli industriali comaschi il preoccupante scenario che si sta profilando alla vigilia del voto dell’assemblea dei soci di Como Acqua, creata e finanziata con fondi pubblici per la gestione congiunta del servizio idrico integrato. Il comune di Como – si legge nella nota diffusa – unitamente a pochi altri comuni, non aderendo al progetto di fusione che dovrebbe essere varato inderogabilmente entro il 25 ottobre sta di fatto consegnando in mani terze il bene più prezioso e strategico, l’acqua». Una presa di posizione chiara senza possibili interpretazioni. «Vanificando il lavoro e i denari pubblici impiegati per creare la società pubblica Como Acqua questi comuni stanno di fatto privatizzando l’acqua nella nostra provincia».
Grazie agli equilibrismi della politica rischiamo in futuro di pagare l’acqua 6 euro al merocubo come a Parigi….