Da un quarto di secolo, ormai, Natale – a Como – è sinonimo di Città dei Balocchi. Una lunga, imponente e ricca manifestazione che da dicembre a gennaio anima le strade del centro. Ricca, non solo come programma, ma anche come flusso di denaro movimentato: negli ultimi tre anni si è passati da un giro d’affari complessivo di quasi 465mila euro a uno di poco inferiore agli 800mila. “Fatturato che, spiegano i promotori della Città dei Balocchi, non garantirebbe in realtà alcun profitto, data la mole cospicua degli investimenti. Ma che giustificherebbe, forse, un interessamento da parte di chi lavora nel settore molto vasto dell’intrattenimento“, scrive sul Corriere di Como di ieri Dario Campione.
Il quotidiano comasco ha infatti acceso i riflettori sulla kermesse natalizia. Un focus dal quale la politica cittadina prende spunto per sollevare alcune questioni. “Da anni vado sostenendo che è abbastanza singolare il fatto che a un bando pubblico si presenti, tranne che in un caso, un solo soggetto, e che sia sempre quest’ultimo, il Consorzio Como Turistica, a vincere”, attacca Alessandro Rapinese, della lista Rapinese Sindaco. Il consigliere aggiunge che, dal suo punto di vista, “i conti della Città dei Balocchi sono poco intellegibili”, e ai commercianti comaschi “non viene data alcuna priorità”. “Loro pagano le tasse qui tutto l’anno” aveva detto Rapinese, “perdono una fetta cospicua degli acquisti legati al Natale per via delle bancarelle della Città dei Balocchi”.
E proprio la massiccia presenza di ambulanti forestieri per i prossimi mercatini di Natale fa alzare le antenne alle associazioni dei commercianti, in particolare a Confesercenti Como. “Da una parte io credo che sia giusto che gli organizzatori facciano quadrare i conti. Dall’altra lo stesso Comune nel bando dovrebbe privilegiare il commercio dei prodotti tipici lariani e dell’artigianato locale – dice il presidente, Claudio Casartelli – Se per fare il mercatino di Natale a Como si devono chiamare commercianti e artigiani di Trento, mi chiedo quale sia il valore della manifestazione per il territorio. Serve una giusta mediazione, ma è il Comune a dover fare da arbitro. Come nelle sagre di paese – conclude Casartelli – gli eventi prima di tutto devono valorizzare il territorio”.