Con i 18 voti favorevoli della maggioranza e 8 contrari dell’opposizione, è stata approvata ieri sera dal consiglio comunale di Como, proseguito ad oltranza, la delibera di giunta che prevede la privatizzazione dei nidi comunali. “Come si può verificare al punto 2 del mio programma elettorale – ha detto il sindaco, Alessandro Rapinese – l’importante per noi non è chi eroga i servizi, lo Stato, un privato, un ente del Terzo settore o un ente religioso, ma è che il servizio sia eccellente, sufficiente per tutta la cittadinanza e che costi il giusto, non un centesimo di più. Ciascun Comune – ha proseguito il sindaco – può far fronte in diversi modi alle esigenze dei cittadini. Non esiste un parametro oggettivo che dica che gli asili pubblici di Como siano migliori di quelli privati. Il mercato ci dice che gli asili privati funzionano e ci sono tante famiglie che mandano lì i loro figli. Il trend dei posti riservati ai bambini che possono iscriversi ai nidi in base alla fascia Isee, con contributi da parte del Comune fino al 100%, continua ad aumentare. Nel 2021 erano 267, nel 2022 324, nel 2023 325, nel 2024 329 e per il prossimo anno scolastico, con questa delibera, diventeranno 355”. Infine, Rapinese ha toccato l’aspetto economico. “Per mandare un bambino al nido privato il Comune spende 8.341 euro – ha detto – per l’erogazione del servizio pubblico, invece, il costo è di 16.786 euro. Non abbiamo preso questa decisione per i conti, – ha sottolineato il sindaco – ma perché secondo noi è meglio così”.
Prima della seduta di consiglio, nel cortile di Palazzo Cernezzi è andata in scena una protesta dei sindacati Cgil e Uil e delle famiglie. “Ci ritroviamo a lottare con l’ennesima delibera di questa amministrazione, – hanno spiegato gli esponenti del Comitato Como a misura di famiglia – Siamo di fronte ad una politica miope ed ottusa. Una chiusura del pubblico con apertura verso i privati non è la soluzione. Il privato non è un male, ma deve essere un supporto al pubblico. Visto che c’è un risparmio di circa il 50%, – si chiedono i genitori – questo si tradurrà in un abbassamento delle tariffe per le famiglie? Con quale personale e con quali risorse verrà implementato il controllo degli Enti del Terzo Settore? E infine – hanno chiesto gli esponenti del Comitato – come funziona il meccanismo del convenzionamento di “almeno il 30%” dei posti con il Comune? Non risulta chiaro”.