(ANSA) – ROMA, 06 FEB – "La mutilazione genitale femminile è una violazione dei diritti umani che infligge alle bambine e alle donne profonde cicatrici fisiche, emotive e psicologiche che durano tutta la vita. Questa pratica dannosa colpisce oggi più di 230 milioni di ragazze e donne. Si stima che altri 27 milioni di ragazze potrebbero subire questa violazione dei loro diritti e della loro dignità entro il 2030 se non si interviene subito". Lo affermano in una dichiarazione congiunta la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell, il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus e la direttrice generale dell’Unfpa Natalia Kanem nella giornata internazionale di tolleranza zero per le mutilazioni genitali femminili. I tre organismi chiedono di "accelerare il passo, rafforzare le alleanze e costruire movimenti per porre fine alle mutilazioni genitali femminili". Ricordano che "in molti paesi si è registrato un calo della prevalenza delle mutilazioni genitali femminili" come in Kenya e Uganda e che "dal lancio del Programma congiunto Unfpa-Unicef per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili nel 2008, e in collaborazione con l’Oms, quasi 7 milioni di ragazze e donne hanno accesso a servizi di prevenzione e protezione. Inoltre, 48 milioni di persone hanno dichiarato pubblicamente di voler abbandonare questa pratica e 220 milioni di persone sono state raggiunte dai mass media su questo tema". Negli ultimi due anni, quasi 12.000 organizzazioni di base e 112.000 operatori di comunità e di prima linea si sono mobilitati per ottenere un cambiamento in questa fase critica. "Tuttavia, la fragilità dei progressi compiuti – sottolineano – è diventata evidente: in Gambia, ad esempio, persistono i tentativi di abrogare il divieto di mutilazione genitale femminile" e aggiungono che "dei 31 Paesi in cui vengono raccolti dati sulla prevalenza a livello nazionale, solo sette sono sulla buona strada per raggiungere l’Obiettivo di sviluppo sostenibile di porre fine alle mutilazioni genitali femminili entro il 2030". Per porre fine alle mutilazioni, chiedono "maggiore responsabilità a tutti i livelli" e "maggiori investimenti per l’ampliamento degli interventi di comprovata efficacia". (ANSA).