(ANSA) – CALENZANO (FIRENZE), 27 DIC – Per l’esplosione al deposito Eni del 9 dicembre un atto approvato in un consiglio comunale straordinario impegna il sindaco di Calenzano (Firenze) "a costituirsi parte civile nel processo"; "a chiedere al Governo, alla Regione Toscana, alla Città Metropolitana, l’apertura di un tavolo di confronto a cui sia chiamata anche Eni s.p.a., per affrontare il tema della insostenibilità della attuale collocazione del deposito", "a supportare la richiesta di risarcimento dei cittadini e delle imprese per i danni subiti; a provvedere al recupero delle spese sostenute dal Comune e dalle società sportive per la riattivazione della funzionalità delle strutture sportive e scolastiche danneggiate". L’atto è una mozione presentata dalla giunta e votata dal Consiglio a maggioranza. Un’altra mozione presentata unitariamente dai gruppi e votata all’unanimità dispone la costituzione "di una Commissione speciale composta dal sindaco e da suoi delegati, dai capigruppo, alla quale potranno essere invitati esperti del settore, dove si potranno fare proposte con iniziative di solidarietà o proposte collettive coinvolgendo cittadini, istituzioni, associazioni. La commissione avrà l’intento di monitorare le indagini in corso, avviare riflessioni sulle aree del territorio potenzialmente a rischio". In questo documento si chiede anche l’istituzione di "una giornata in memoria dei morti sul lavoro". La seduta ha osservato un minuto di silenzio in ricordo delle cinque vittime. L’incidente, ha ribadito il sindaco Giuseppe Carovani, ha segnato "uno spartiacque nella comunità di Calenzano. Fino al 9 dicembre avevamo contezza di un impianto che, in base alla classificazione della normativa Seveso ter, era a rischio elevato ma quello che si è verificato è stato un incidente che, oltre a causare la morte di cinque lavoratori, ha prodotto danni in un’area molto più estesa rispetto a quella stimata dal piano di emergenza esterno. Le indagini faranno chiarezza su dinamiche, cause, responsabilità, ma intanto accogliamo le richieste delle famiglie di chiedere giustizia e accogliamo la preoccupazione che questo evento ha suscitato nella nostra comunità. L’impianto, secondo le normative, è stato trattato dagli anni ’50 come un impianto industriale e ha visto lo sviluppo contestuale di un’area urbanizzata e produttiva; considerate le conseguenze, che potevano essere anche superiori a quelle verificate, è diventato secondo noi incompatibile". (ANSA).