Si ispira al rosone della facciata del Duomo di Como ed esprime le due forze della vita della Chiesa: una diretta verso il centro, che guarda dentro il mistero di Dio, e una rivolta verso l’esterno, che ha come riferimento la comunità umana. Alla vigilia del Giubileo, che in città si aprirà ufficialmente domenica 29 dicembre e sarà in diretta su Espansione Tv, la Diocesi di Como presenta ufficialmente il nuovo logo. Ideato dall’associazione “LabOratorium” e già usato in via sperimentale per alcuni eventi, si ispira al rosone della facciata della Cattedrale di Como, che è stato poi stilizzato in diverse forme geometriche.
C’è il cerchio, che è rappresentazione dell’unità di Dio, e ci sono due diverse serie di triangoli, che indicano la dinamica dell’evangelizzazione. In particolare, quelli rivolti all’interno esprimono una comunicazione che conduce al centro, verso Dio. Quelli slanciati verso l’esterno e disposti a raggiera, invece, comunicano l’apertura al mondo e l’annuncio della buona notizia del Vangelo.
Al centro del rosone, l’icona che nel linguaggio digitale significa “condivisione” e che, unendo tre elementi, simboleggia Dio Trinità. Il dinamismo è reso ancora più evidente dal mescolarsi di due colori: da un lato il rosso, che comunica il senso del martirio, della Passione di Cristo e della misericordia; dall’altro l’oro, che è il colore della Santità, della Parola, della Luce e della Risurrezione.
“Il nuovo logo – precisa il vicario generale monsignor Ivan Salvadori – potrà essere utilizzato esclusivamente dagli Uffici diocesani di pastorale e per gli eventi e pubblicazioni che hanno rilevanza diocesana”. Al contrario, per eventi di associazioni, enti e organizzazioni che non fanno direttamente capo alla Diocesi o ai suoi Uffici e Servizi, ma ne chiedono il patrocinio, “è sempre necessaria l’autorizzazione previa dell’Ordinariato”
Per don Roberto Secchi, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali: “L’uso del nuovo logo rappresenta un’occasione preziosa anche dal punto di vista comunicativo e pastorale”. “Ci invita – ha concluso – ad avere uno sguardo verso coloro che si sono allontanati da Dio, nella speranza che lo possano ritrovare”