E’ morta sola e per un anno nessuno l’ha cercata ma, almeno nel giorno del funerale, Nirvana Brkic era circondata dal calore di una 50ina di persone riunite nella chiesa di Rebbio. La sua storia ha fatto il giro d’Italia e proprio tra i presenti alla celebrazione c’era un anonimo donatore che si è occupato delle spese per il servizio funebre. Mentre il Comune ha gestito la tumulazione.
Nata a Fiume il 6 agosto del 1967 e da una ventina di anni residente in città. Nirvana aveva chiesto aiuto al Comune, ricevendolo, 15 anni fa. Poi ha cercato di farcela da sola. È morta, probabilmente di stenti, ma si attendono le valutazioni finali dell’esame autoptico. Quando ha sentito che non ce l’avrebbe fatta si è affidata alla preghiera. Una croce tra le mani e un bigliettino con scritto “salvatemi”. I primi soccorritori intervenuti in via Cesare Cantù dove viveva e dove si è spenta l’avrebbero trovata così. Ormai morta da tempo ma con quell’ultima richiesta d’aiuto, letta troppo tardi, è emerso oggi durante i funerali.
Durante la celebrazione più volte si è fatto riferimento all’essere presenti. A coltivare le relazioni. “Vivere in una città in cui una persona muore così è un pugno nello stomaco” ha detto il parroco di Rebbio Don Giusto Della Valle.
Nirvana è stata sepolta al cimitero di Camerlata. L’appello rilanciato nel giorno dell’addio è che non venga dimenticata due volte e che i comaschi possano tornare a pregare sulla sua tomba e ricordarsi – ha detto il parroco Don Giusto della Valle – che avere cura del prossimo, mantenere dei rapporti di vicinato.
Per l’amministrazione comunale presente il vicesindaco Nicoletta Roperto e la consigliera comunale di opposizione, Patrizia Lissi, che vive nel quartiere.