Arresti domiciliari per tre comaschi, tutti appartenenti alla stessa famiglia, nell’ambito dell’operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Brescia che ha permesso di smantellare un’associazione mafiosa di matrice ‘ndranghetista. Gli investigatori della polizia di Stato e i militari della guardia di finanza hanno eseguito 25 misure cautelari e il sequestro preventivo di beni per oltre 1,8 milioni di euro.
Le accuse sono a vario titolo di estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio. Contestato anche il reato di scambio elettorale politico mafioso. Contestualmente, militari dell’Arma dei Carabinieri del comando provinciale di Brescia hanno eseguito un’ulteriore ordinanza cautelare emessa nell’ambito dello stesso procedimento per reati analoghi, aggravati dal metodo mafioso.
Eseguite perquisizioni anche in provincia di Como. Tre comaschi di 27, 39 e 44 anni, nati a Erba e residenti tra Erba e Nibionno, nel Lecchese, sono tra i destinatari dell’ordinanza e hanno ottenuto gli arresti domiciliari. Sono accusati di reati tributari. Motivando le esigenze cautelari nei confronti dei comaschi, il giudice fa riferimento a “una pluralità di condotte coordinate di evasione fiscale che hanno condotto alla realizzazione di consistenti profitti illeciti in capo alla società gestita dai tre che non esitavano, per le finalità lucrative, a rivolgersi a contesti di criminalità organizzata”. “Essendo emersa una certa interscambiabilità dei tre nella gestione della società – emerge ancora dall’indagine – la misura dei domiciliari appare indispensabile per impedire la prosecuzione dell’attività illecita”.
Tra i destinatari dell’ordinanza compaiono anche esponenti politici bresciani e una suora, che è ai domiciliari, accusata di concorso esterno in associazione mafiosa.