(ANSA) – MILANO, 20 NOV – Ha respinto le accuse di aver raccolto dati in modo illecito, di aver installato trojan o di aver effettuato intercettazioni abusive. Ha chiarito che lui è "un analista che fa ricerca su dati pubblici, già presenti sul web" e che ha svolto i compiti che gli venivano affidati, usando software legali. Non conosceva tutte le attività che veniva svolte in Equalize, aveva capito anche che probabilmente c’era qualcosa di diverso, "di più grosso", ma non ne sapeva nulla. Ha ritenuto di "essere dalla parte buona". E’ questo, in sintesi, il contenuto dell’interrogatorio di ieri di Mattia Coffetti, tecnico informatico di 36 anni che, per l’accusa nell’inchiesta milanese sulle presunte cyber-spie, avrebbe fatto parte dell’associazione per delinquere capeggiata dall’ex super poliziotto Carmine Gallo e dall’hacker Nunzio Samuele Calamucci, entrambi ai domiciliari dal 25 ottobre. Coffetti, come altri in questi giorni, è stato sentito dal pm Francesco De Tommasi in qualità di indagato, assistito dall’avvocato Giulio Rota. Esperto di cyber sicurezza e "difesa per le aziende" e "ricercatore Osint" sempre con "attività etiche, mai illecite", ha anche spiegato, da quanto si è saputo, che lui faceva i report che gli venivano richiesti, "su dati pubblici", ma poi spesso non li vedeva utilizzati. Aveva fatto affidamento – avrebbe sostenuto – "sulla presenza in azienda di persone affidabili": un personaggio vicino alla politica come Enrico Pazzali, titolare di Equalize, e un ex appartenente alle forze dell’ordine, come l’ex super poliziotto Gallo. Tuttavia, non era molto contento dei lavori che gli venivano commissionati, come collaboratore a partita Iva. Per lui non sarebbero stati molto "stimolanti". Andava "due giorni a settimana" negli uffici Equalize, ma non aveva "contezza" – ha detto ancora – di ciò che facevano negli altri uffici, di accessi in banche dati riservate o di sospetti legami del gruppo di Equalize, perché lui non aveva contatti con altri. (ANSA).