Terza udienza oggi in Corte d’Assise a Como del nuovo processo per il sequestro e l’omicidio di Cristina Mazzotti, rapita la notte del primo luglio 1975 a Eupilio. L’allora fidanzato Carlo Galli oggi ha ripercorso in aula quelle drammatiche ore.
Una lunga testimonianza, fatta inevitabilmente, dopo quasi mezzo secolo, anche da numerosi “non ricordo”. Ma segnata soprattutto da immagini e ricordi impressi in modo indelebile nella mente dell’uomo, oggi 70enne. Che ha rivissuto in aula una notte che non potrà mai dimenticare e che gli ha cambiato la vita. Stava riaccompagnando a casa Cristina dopo una serata con gli amici quando la sua auto è stata bloccata dai sequestratori, che sono saliti sulla macchina e hanno guidato fino alla zona isolata in cui i malviventi hanno preso in consegna la 18enne per portarla nella “prigione” in cui avrebbe trovato la morte. Carlo Galli non avrebbe mai più rivisto viva Cristina. La 18enne è stata infatti trovata senza vita due mesi dopo quella drammatica notte in una discarica a Galliate, in provincia di Novara.
Dopo il fidanzato di Cristina, anche l’amica Emanuela è stata chiamata a rivivere il momento del sequestro. Testimonianza determinanti per il nuovo processo per il rapimento e l’omicidio. Sul banco degli imputati, accusati di sequestro di persona a scopo di estorsione e omicidio, in concorso, aggravato dalla crudeltà, dai motivi abbietti, dalla minorata difesa della vittima Giuseppe Calabrò, Antonio Talia, Giuseppe Morabito e Demetrio Latella. Si torna in aula il prossimo 13 novembre.
Dopo quasi cinquant’anni non si è ancora arrivati ad una condanna certa, e penso proprio che la difesa dei presunti responsabili del sequestro, e conseguentemente omicidio, sia intenzionata a tirarla per le lunghe; con chissà quali motivazioni. Nel frattempo i mandati del sequestro potrebbero passare a “miglior vita”, e poi magari verrebbero condannati……. “Pensare male è peccato, ma delle volte ci si azzecca”, questa è l’ affermazione di un’esperto e scaltro politico vissuto nel secolo passato. Occorre comunque mantenere fiducia nella magistratura, la quale ha un compito assai difficile da svolgere, nonostante qualche politico del giorno d’oggi sostenga che una parte della popolazione veda la mafia dappertutto. Proprio le cronache degli ultimi mesi (omicidio Bellocco) danno ragione a quella parte della popolazione che “vede la mafia dappertutto”; non è mai troppo tardi,ma bisogna aprire gli occhi prima,e questo riguarda tutta la società.