(ANSA) – SAN SEVERO, 21 OTT – "Siamo cristiani, siamo chiesa. E come chiesa abbiamo la prima grande responsabilità, che è quella di metterci accanto a chi sta soffrendo". Così il vescovo di San Severo, Giuseppe Mengoli, durante l’omelia per i funerali di Celeste Palmieri, la 56enne uccisa dal marito, il 59enne Mario Furio, morto suicida. "Sappiamo come chiesa che l’amore non muore mai. La parola fine non esiste. Ed è legata a Gesù e alla sua presenza. Una domanda penso sia esplosa nel cuore di tutti, anche guardando ciò che accade sull’intero continente: ‘dov’è Dio?’ – chiede il vescovo -. La prima risposta è che Dio è in quella vittima innocente che vedete crocifissa. Pensate che il Signore ha preso quel posto anche per condividere con noi le situazioni più drammatiche. Non possiamo mettere sotto processo Dio. Perché il Signore si è fatto carne e si è messo accanto al più debole, all’ultimo. Io non ho avuto il piacere di conoscere Celeste. Ma sull’altare c’è qualche sacerdote che la conosceva e stamani ho avuto la contezza di quello che voglio chiamare il testamento spirituale di Celeste. La nostra sorella Celeste, vivendo già in situazioni non facili, aveva anticipato il perdono a chi eventualmente le avrebbe fatto del male. Lo aveva anticipato ai figli dicendo loro perdonate anche voi. Sapete cosa è questa? È santità". "Perché – ha concluso – noi dobbiamo smetterla di vedere soltanto il buio e lamentarci del buio. Perché nel buio dovremmo accendere anche un fiammifero. E Celeste oggi ha acceso un fiammifero. Che oggi io mi porto a casa con una straordinaria lezione di vita cristiana. Celeste era solita pregare in chiesa, tra i banchi. Che bello vedere una persona che, pur sorpresa da ciò che non si aspettava, è arrivata pronta dentro. Dovremmo essere tutti pronti. E allora questo è l’indirizzo di dio" (ANSA).