(ANSA) – MILANO, 15 OTT – "Era un eroe anche se non voleva esserlo, un ragazzo così entusiasta e combattivo, non posso credere che sia bruciato vivo insieme alla madre": così l’artista e attivista per i diritti umani Angelo Cruciani ricorda Shaban Ahmad, lo studente di ingegneria del software di 19 anni che è una delle vittime dell’incendio scoppiato nell’accampamento di Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, a causa del bombardamento israeliano sull’ospedale Al-Aqsa Martyrs. Lo straziante video degli ultimi istanti di Shaban avvolto dal fuoco è diventato un simbolo della tragedia dei palestinesi. "Shaban mi aveva contattato su Instagram – racconta Cruciani, autore di molti flash mob dei Pride – perché aveva saputo che in Italia lotto per i diritti umani e mi aveva chiesto supporto mediatico, che poi ovviamente gli ho dato, per contribuire a far conoscere al mondo ciò che accadeva davvero a Gaza e per sostenere la sua raccolta fondi, su cui mi aggiornava. La scorsa settimana mi aveva scritto dopo che era miracolosamente scampato a un attacco di Israele su una moschea dove sono morti 20 palestinesi". Shaban da mesi cercava di raccogliere i fondi necessari per lasciare Gaza e portare la famiglia in salvo, in Egitto. "Con altri amici ci siamo attivati per aiutarlo a raggiungere il suo obiettivo" racconta Cruciani, che ha contributo alla raccolta fondi lanciata da Shaban su Gofundme per salvare la sua famiglia: il padre Ahmed, 44 anni, la madre Alaa, 38, le sorelle Farah di 18 e Rafah di 13, i fratelli Mohammed di 16 e Abdelrahman di 10. "La mia vita è stata sconvolta. Una volta traboccante di sogni, ora affronto la dura realtà dello sfollamento e dell’incertezza. A Gaza i sogni muoiono – scriveva Shaban – ogni ‘displacement’ lascia dietro di noi un nuovo pezzo delle nostre anime in frantumi. le notti, specialmente, sono spietate, riempite dai pianti senza sosta dei bambini che conoscono solo terrore e incertezza. Avevo grandi sogni, ma la guerra li ha distrutti. Soffro di depressione e perdo i capelli a causa del trauma che affrontiamo ogni giorno. Sembra che il tempo si sia fermato a Gaza e che noi siamo intrappolati in un incubo senza fine". Anche i Giovani Palestinesi d’Italia ricordano oggi Shaban, che a inizio anno aveva pubblicato sul suo profilo un video dove raccontava come proseguiva la sua vita da studente di ingegneria del software anche nella sua tenda da sfollato. "Era stato proprio lui – scrivono i Giovani palestinesi – a costruire la tenda in cui viveva la sua famiglia e nella quale lui e altri membri della sua famiglia sono stati bruciati vivi". "Non dimenticheremo e non perdoneremo mai, gloria – concludono i Giovani Palestinesi – ai nostri martiri". (ANSA).