(ANSA) – ROMA, 03 OTT – "Auspicavamo una celere ricomposizione dell’ufficio del ‘Garante Nazionale dei diritti delle Persone private della Libertà personale’ dopo la scomparsa improvvisa dell’on. Maurizio d’Ettore, consapevoli della necessità di avere, da subito, la ricostituzione di un organismo importante in un momento così drammatico per le carceri italiane. Anche stavolta nel ‘fare presto’, le logiche interne alle segrete stanze ministeriali, mal si conciliano con il ‘fare bene’. E la designazione a capo dell’ufficio del Garante individuato nella persona del dott. Turrini Vita, già magistrato e figura dirigenziale apicale del Dap da oltre venti anni anni, stride, in maniera troppo evidente, con il ruolo e le funzioni attribuite, per legge, all’autorità di garanzia dei diritti delle persone detenute". Lo sottolinea una nota dell’Osservatorio carcere dell’Unione delle Camere penali. "Sull’ufficio del Garante – rileva la nota – grava un vizio d’origine per la incongrua scelta di prevederne la nomina in capo al Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro della giustizia" invece di optare per la "elezione della figura di garanzia, indipendente e terza rispetto all’amministrazione penitenziaria, attraverso il coinvolgimento di una maggioranza parlamentare qualificata". "Un vizio d’origine – rimarcano i penalisti – che ha permeato tale organismo che viene, addirittura, ospitato all’interno degli uffici del Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria oltre che strutturato con personale di quel dipartimento. Quasi a fare da pendant con la scelta, purtroppo oramai decennale, di individuare il capo del Dap nella magistratura inquirente, meglio ancora se di punta nell’antimafia, dimenticando che l’amministrazione penitenziaria non è uno strumento per attuare scelte politiche repressive quanto, piuttosto, per il governo delle carceri, organizzato allo scopo della rieducazione e risocializzazione del detenuto". "Nel caso specifico, siamo in presenza di un dirigente apicale, ancora oggi, del Dap che dovrà guidare l’Ufficio del Garante, in una attività di monitoraggio, ispezione e controllo di tutti i luoghi di privazione della libertà per ‘individuare eventuali criticità’. In specie, – prosegue la nota – avremo colui che ha diretto per molti anni l’esecuzione penale esterna, che ha guidato e curato la formazione del personale penitenziario, che ha retto la vice dirigenza del Dap e, per alcune settimane, il Dap stesso, che ha diretto l’esecuzione minorile e che, da domani, dovrà relazionare al Dap per segnalare quello che da decenni nell’amministrazione concreta del carcere non va grazie anche alle inefficienze e/o inerzie dello stesso dipartimento". "Una inopportunità che inevitabilmente getta ombre sul futuro del Garante dei detenuti anche alla luce di alcune sue dichiarazioni rese nel convegno organizzato da Ucpi il 3 e 4 dicembre 2021 a Roma nel quale durante la sessione dedicata al Dap, l’allora Direttore Generale della formazione del personale, ha rivendicato il suo essere ‘molto parsimonioso nel riconoscere diritti in generale ai detenuti …perché quando una situazione giuridica è avvolta dall’esercizio di un potere autoritativo, nel nostro ordinamento si parla di interessi legittimi’, ", conclude la nota delle Camere penali. (ANSA).