(ANSA) – GENOVA, 01 OTT – Ci sarà una integrazione di perizia nell’ambito del processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime). Oggi il Tribunale ha letto il quesito peritale che si divide in quattro punti. Si tratta di una integrazione sulle cause del disastro necessaria dopo quanto emerso durante il dibattimento e anche dopo le consulenze degli esperti dei 58 imputati. Saranno Gianpaolo Rosati, Massimo Losa, Renzo Valentini, insieme all’ingegner Cuneo a occuparsene In particolare i periti dovranno verificare "esiti e attendibilità delle indagini svolte dal gestore (Aspi, ndr) per comprendere l’effettivo stato di ammaloramento dei cavi d’acciaio presenti all’interno degli stralli di pila 9". E poi, verificare "la doverosità, alla luce del diffuso sapere ingegneristico nei vari momenti storici e delle norme tecniche succedutesi nel tempo", delle "ispezioni visive dirette con scassi locali, anche con l’aiuto degli endoscopi", all’altezza dei tratti dei tiranti di pila 9 che si innestavano nella sommità dell’antenna, compreso quindi il tratto di tirante lato Genova mare che si innestava nella sommità dell’antenna, contrassegnato, a seguito del crollo, come reperto 132". I giudici chiedono, ancora, di approfondire "tipologia, o tipologie, di attività da svolgere in funzione delle suddette ispezioni visive, modalità attraverso le quali tali attività avrebbero dovuto essere eseguite, esiti che esse avrebbero restituito e se tali esiti avrebbero dato conto di gravi anomalie dal punto di vista ingegneristico". E infine "se, considerata l’entità del fenomeno corrosivo in corrispondenza del sistema di difetti rinvenuto nel reperto 132, il fenomeno corrosivo medesimo possa essere dipeso in via esclusiva da fattori endogeni". L’incarico verrà dato formalmente domani. (ANSA).