(ANSA) – MILANO, 27 SET – Sono quasi 400 i trapianti d’organo che ogni anno vengono effettuati all’Ospedale Niguarda di Milano. Due interventi sono stati ancora più speciali, perché basati su tecnologie che estendono ulteriormente le possibilità di cura. Uno è il primo trapianto di rene gestito interamente da due robot chirurgici, l’altro è l’impiego di un cuore artificiale che, installato nel torace di un paziente, ha permesso di fargli guadagnare tempo prezioso in attesa del vero e proprio trapianto di cuore. I due interventi sono stati raccontati oggi durante il NiguarDAY, una giornata di spettacoli e concerti gratuiti voluta dall’ospedale per sensibilizzare sull’importanza della donazione organi. Testimonial dell’evento Reginald e Maggie Green, genitori di Nicholas Green: esattamente 30 anni fa un proiettile uccise il bimbo, di soli 7 anni, durante una vacanza in Italia. La famiglia scelse di donare i suoi organi e il gesto contribuì a innescare la cultura della donazione nel nostro Paese. "Dietro ogni singolo trapianto – spiega Alberto Zoli, direttore generale del Niguarda – ruotano ogni giorno centinaia di vite: quelle delle famiglie del donatore e del ricevente, ma anche quelle delle decine di professionisti che si prendono cura del paziente e che rendono materialmente possibile l’intervento. E’ uno sforzo logistico, organizzativo, chirurgico e clinico senza pari: ospedaliero, regionale e nazionale". "Trent’anni fa – raccontano Maggie e Reginald Green – Nicholas ha perso il suo futuro, ma qualcun altro poteva avere quel futuro grazie a lui: sapevamo che era quello che avrebbe voluto. E non ce ne siamo mai rammaricati nemmeno per un momento. C’è però una domanda che pochissimi si pongono, ed è: cosa farei, se mi chiedessero di donare gli organi di qualcuno che amo? La campagna che abbiamo portato avanti per trent’anni si basa su quest’idea: è molto più probabile che le persone donino gli organi se le loro menti sono preparate alla scelta. Ma non è affatto semplice, quando un proprio caro muore improvvisamente: bisogna prendere una decisione su un argomento piuttosto spaventoso a cui si aveva a malapena pensato. Per questo raccontiamo la storia di Nicholas: la nostra speranza è che anche nei momenti sconvolgenti in cui arriva la morte, le persone ricordino quanto fossero commosse quando avevano letto sui giornali o visto in televisione la storia di una famiglia che aveva contribuito a salvare degli sconosciuti. E che grazie a quello, compiano la scelta giusta". (ANSA).