(ANSA) – GENOVA, 26 SET – Scarica barile e accuse incrociate tra i due imputati accusati di avere ucciso Mahmoud Abdalla, il barbiere 19enne assassinato a Genova e mutilato nel luglio 2023 prima di essere buttato in mare a Chiavari. Nel corso del processo stamani sono andate in scena le deposizioni dei due datori di lavoro Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel detto Tito e Mohamed Ali Abdelghani Ali detto Bob. Secondo la pm Daniela Pischetola i due avrebbero ucciso il ragazzo perché aveva deciso di andare a lavorare in un altro negozio e di denunciarli ai sindacati per i turni di lavoro massacranti e la paga troppo bassa. "Tito prima lo ha ucciso a coltellate davanti a me nell’appartamento di Genova Sestri Ponente, poi a Chiavari gli ha tagliato le testa e le mani", è la versione di Bob che ha ribadito la sua innocenza. "Tito mi ha minacciato, lui ha tanti soldi, ha minacciato me e la mia famiglia in Egitto", aggiunge sostenendo che per questa ragione lo avrebbe aiutato a disfarsi del cadavere. Tito ha invece scaricato sul fratello di Bob, a cui era intestata la barberia di via Merano e che dopo l’omicidio è sempre rimasto in Egitto. Sarebbe stato lui, ha detto Tito, il mandante dell’omicidio. "Non ho mai avuto problemi con Mahmoud", dichiara ai giudici della corte d’assise (presidente Massimo Cusatti). "Bob ha colpito con un pugno all’occhio Mahmoud che si è riparato con le mani ed è andato verso la cucina, allora io sono intervenuto. In cucina c’erano due coltelli e Mahomoud ne ha preso uno, quello portato in casa da Bob. Siamo caduti e cadendo il coltello si è infilato. Poi Bob ha sfilato il coltello e ha iniziato a colpirlo". La prossima udienza è fissata per l’8 ottobre. (ANSA).