Chiusura di otto scuole a Como, prosegue l’azione di protesta delle famiglie contro la decisione annunciata nelle scorse settimane dall’amministrazione comunale. Dopo il flash mob dello scorso venerdì in piazza Verdi, che ha visto la partecipazione di centinaia tra bambini e genitori, ieri famiglie e insegnanti si sono radunati nel cortile antico di Palazzo Cernezzi, con striscioni e cartelli per esprimere ancora una volta, la loro contrarietà al provvedimento.
“Siamo qui stasera perché non vogliamo guardare negli occhi i nostri figli tra qualche mese e dire che non è stato fatto niente mentre stavano smantellando il patrimonio didattico e immobiliare delle scuole di Como – ha spiegato il Comitato genitori Como a misura di famiglia – La portata degli impatti negativi della proposta comunale sulla qualità della didattica e sulla città è riconosciuta tanto grave da rendere necessaria la richiesta di intervento ai massimi organi provinciali regionali ministeriali e nazionali. La chiusura di ogni scuola – conclude il Comitato – deve essere considerata una extrema ratio. Quindi chiediamo con quali criteri sono stati selezionati gli istituti e in che misura valutati gli impatti pedagogici e sociali”.
La discussione sulla decisione di chiudere otto scuole è tornata sui banchi del consiglio comunale. A replicare alle opposizioni di Palazzo Cernezzi contrarie alla chiusura degli edifici scolastici è stato il sindaco della città, Alessandro Rapinese: “Evidentemente le famiglie di città sono un po’ delle pappemolli e invece quelle che abitano fuori dalla città sono più vigorose perché abituate a farsi 10-15 km per raggiungere le scuole. Basta vedere le realtà sul lago. Qui in città invece si fanno follie per 600 metri in più”.
Opposizioni all’attacco
“Ieri sera, in Consiglio comunale, è andato in scena l’ennesimo spettacolo a dir poco raccapricciante, ad opera del sindaco. Di fronte a un folto gruppo di genitori che si sono presentati a Palazzo Cernezzi per chiedere chiarimenti sulla decisione dell’Amministrazione di chiudere altre sei scuole, il primo cittadino ha utilizzato il solito atteggiamento evasivo e arrogante, a tratti offensivo” dichiarano il segretario cittadino del Partito Democratico Daniele Valsecchi e la capogruppo in Consiglio comunale Patrizia Lissi. “Ne è un esempio il termine “pappe molli”, utilizzato per definire le famiglie comasche durante il Consiglio. L’ennesima prova di disinteresse e irriconoscenza verso i comaschi, l’ennesimo comportamento inaccettabile, soprattutto perché arrivato nei confronti di genitori, giustamente, preoccupati per il futuro dei propri figli”.