(ANSA) – ROMA, 18 SET – Circa 66 mila miliardi di dollari, ovvero circa il 63% del Pil globale. Ecco a quanto ammonta la stima del costo annuo dell’inazione rispetto alle grandi questioni socio-economiche del tempo attuale, come il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione, la polarizzazione della ricchezza. È quanto emerge dalla ricerca Deloitte "Globalizzare la solidarietà" che sarà presentata oggi nel corso dell’evento "Giubileo 2025 – 100 giorni all’apertura della Porta Santa", presso la sede Deloitte. L’incontro, aperto da un intervento del Ceo di Deloitte Central Mediterranean, Fabio Pompei, vedrà la presenza del Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, mons. Rino Fisichella, del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, dell’Amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Italiane, Stefano A. Donnarumma, dell’Amministratore delegato di Acea, Fabrizio Palermo e del Direttore Communication and media relations Gruppo Unipol, Vittorio Verdone. Dalla ricerca di Deloitte, emergono tre macro temi. Il primo riguarda il costo economico sociale delle grandi sfide di oggi. "Cambiamento climatico, invecchiamento della popolazione, polarizzazione della ricchezza, guerre e instabilità politica, pandemie e crisi sanitarie, povertà e analfabetismo, fame nel mondo, discriminazioni e migrazioni forzate – spiega una nota – sono problematiche sociali che oltre ai risvolti etici comportano dei costi enormi per l’umanità. L’impatto sull’economia in termini di costi di queste grandi problematiche mondiali, infatti, è pari a circa 66 mila miliardi di dollari all’anno, equivalenti a circa il 63% del Pil mondiale. Non intervenire equivale ad arrecare un costo per la collettività di circa 1,1 milioni di miliardi di dollari nei prossimi 30 anni". Il secondo emerge invece dall’indagine demoscopica che restituisce la percezione di "un mondo sempre più complesso" che "alimenta la sfiducia". "Dall’indagine demoscopica condotta in Italia, Francia, Germania, Spagna, UK e USA – si legge ancora – emerge che oggi circa 8 persone su 10 (91% nel caso dell’Italia) pensano che la nostra epoca sia caratterizzata da una maggiore complessità rispetto al passato. Rispetto alle sfide del nostro tempo, meno di una persona su due ritiene che si stia facendo il possibile a livello internazionale per porre rimedio. A fare da contraltare a questo percepito, però, c’è anche la convinzione del 65% secondo cui la situazione è ancora recuperabile". Il terzo tema emerso è quello per cui "le guerre e l’instabilità politica" sono tra le maggiori preoccupazioni anche se "GenZ e Millennial risultano più fiduciosi". "Interrogati sulle grandi sfide del nostro tempo – continua la nota -, gli intervistati italiani pensano che quelle più preoccupanti siano ‘guerra e instabilità politica’ (92%), ‘povertà’ (93%) e ‘migrazioni forzate’. Anche negli altri Paesi analizzati emerge grande preoccupazione per la guerra e l’instabilità politica, un tema che è considerato prioritario dall’83% delle persone in UK, dall’84% dei francesi, dal 91% degli spagnoli, dall’82% dei tedeschi e dall’86% degli statunitensi. Quanto alla "fiducia in un mondo migliore", invece, emerge una significativa tendenza per cui questa diminuisce all’aumentare dell’età, con una quota di "ottimisti" pari al 63% tra i GenZ, 53% tra i Millennial, 38% tra i Gen X e 29% tra i Baby Boomer". (ANSA).