Residenze per anziani e disabili svuotate per la fuga del personale verso la Svizzera. È sempre più scarsa l’attrattività di professioni sanitarie come infermieri e Oo.ss, operatori socio-sanitari, “a causa di salari troppo bassi, turni massacranti per sopperire alla carenza di personale, perdita di riconoscimento del ruolo sociale di queste figure e mancanza di prospettive”. Lo spiega il segretario generale della Funzione Pubblica Cgil di Como, Giuseppe Callisto, presente oggi, assieme ai responsabili della Uil Fpl Lario e Brianza Patrizia Bologna e della Cisl Fp dei Laghi Giuseppe Landi, all’Attivo provinciale dei delegati del terzo settore e della sanità privata all’auditorium comunale di Tavernerio.
Per chiedere il rinnovo dei contratti collettivi, alcuni dei quali fermi a 12 anni fa, i lavoratori del settore, dunque infermieri, fisioterapisti, educatori, animatori, Oo.ss, scenderanno in piazza i prossimi 16 e 23 settembre.
“Stiamo assistendo a una crisi del settore – spiega Callisto – C’è sempre più difficoltà a reperire queste figure e sempre meno persone scelgono di intraprendere questi percorsi formativi. La rinuncia al riposo per rientrare in servizio è diventata la nuova routine, così come la riduzione delle ferie. A questo si aggiunge un aumento del carico di responsabilità e assistenziale, con pazienti sempre più complessi dal punto di vista clinico. Inoltre, chi sceglie di andare Oltreconfine – continua il segretario generale della FP Cgil di Como – lo fa perché non regge più la frustrazione per il mancato riconoscimento del ruolo professionale e la mancanza di prospettive”. È impietoso il raffronto con la vicina Svizzera, come per tutte le altre professioni, in primis dal punto di vista economico.
“Se un infermiere che lavora nelle Rsa comasche guadagna 1.600 euro lordi per 38 ore settimanali – dice Callisto – Oltreconfine si arriva a 3.600 franchi lordi. Qui il salario non regge il caro vita”.
Le organizzazioni sindacali chiedono dunque “un aumento salariale non inferiore al 12% per recuperare l’adeguamento al costo della vita, un miglioramento delle tutele dei lavoratori e il rinnovo del contratto”.
Al tavolo era presente anche il direttore generale di Asst Lariana Luca Stucchi. “L’evidenza ci dice che dopo tanti anni di mancato rinnovo contrattuale, al di là del legittimo utilizzo dello strumento dello sciopero come previsto dalla nostra Costituzione, forse occorre proporre un cambio più generale del sistema. – ha dichiarato Stucchi – Inoltre, a fronte della carenza di personale, urge rivalutare le professioni sanitarie per attrarre i giovani”.