Un copione che si ripete ormai quotidianamente. La spiaggetta nei pressi del Tempio Voltiano presa d’assalto, con teli e gente stesa al sole e relativi tuffi nel lago. Sembra di essere al mare, se non fosse che in quella zona i bagni sono espressamente vietati, con tanto di cartelli posizionati proprio davanti all’accesso della spiaggia con scritte in diverse lingue. Nessuno però sembra badare a quel “divieto di balneazione” e a quella “zona di pericolo” chiaramente indicata. Le numerose tragedie che si sono verificate negli anni nel Lago di Como sono la prova dei rischi che si corrono. Non soltanto. Si tratta anche di una situazione di igiene e decoro urbano. Il recente campionamento delle acque realizzato dalla Goletta di Legambiente ha bocciato il Lario. Tra le situazioni peggiori quella del torrente Cosia, la cui foce, ai giardini a lago, è risultata inquinata. Proprio lì, dove tanti sono soliti tuffarsi in acqua. I turisti, soprattutto stranieri, fanno il bagno noncuranti dei potenziali pericoli legati alla salute.
E infine, come detto, il decoro. Come ogni estate, il parco attorno al monumento viene trasformato in un lido, con teli stesi sul prato e sulla spiaggetta, gente in costume, intere famiglie intente a nuotare e divertirsi proprio accanto al Tempio Voltiano, simbolo culturale della città, e al Monumento ai Caduti. La sanzione prevista dal regolamento di polizia urbana per i trasgressori che si tuffano nel Lago è di 50 euro. Ma le multe e i controlli non bastano.
Finché le temperature lo consentiranno, lo stesso copione probabilmente si ripeterà non soltanto nell’area del Tempio Voltiano, ma anche in quella poco distante di Villa Olmo, così come in viale Geno e perfino davanti a piazza Cavour, dove poche settimane fa qualcuno ha pensato di rinfrescarsi nel lago. È ormai questa la cartolina della Como città turistica.