(ANSA) – CARACAS, 06 AGO – "Se la comunità internazionale continuerà a farsi beffe di noi, allora faremo valere il nostro diritto all’autodifesa". A parlare sulle sue reti sociali, dalla Spagna dove vive, è il vincitore del Premio Sakharov del Parlamento europeo del 2017, il venezuelano Lorent Saleh. Saleh, che dal 2014 al 2018, fu imprigionato prima nella Tumba e poi nell’Helicoide, due carceri di Caracas famose per essere luoghi di tortura contro gli oppositori, segue da vicino la crisi politica del suo paese. "La resistenza venezuelana non è ancora uscita allo scoperto. È solo un ritiro tattico. Siamo sparsi per il mondo, lavorando e preparandoci per questo momento" ha scritto su X. Ha poi aggiunto che i venezuelani non credono negli interventi militari stranieri. "Siamo figli di Simón Bolívar e fratelli di Oscar Pérez e Neomar Lander" ha scritto, facendo riferimento a due simboli dell’opposizione, considerati terroristi dal governo di Maduro, e uccisi tra il 2017 e il 2018. (ANSA).