Un controllo attraverso una risonanza magnetica è diventato un’odissea per una famiglia comasca, colpa del pacemaker che, sebbene compatibile con l’apparecchiatura diagnostica, ha creato più di una difficoltà nel trovare una struttura idonea a eseguire l’esame.
Tutto inizia a gennaio quando il signor Otello Franco Forghieri, 71enne di Breccia, scivola in città su un marciapiede ghiacciato. Gli viene riscontrato un trauma cranico con presenza di una piccola emorragia. Si reca dal neurologo che gli prescrive un accertamento da eseguire entro un mese: una risonanza magnetica, appunto. La figlia Silvia contatta il call center regionale per fissare l’appuntamento, specificando che il padre è portatore di pacemaker compatibile con il macchinario necessario per l’esame. La prima data utile è il primo marzo in una struttura in centro città (al Synlab di Como). L’anziano si presenta, ma – ci ha spiegato – prima di iniziare il personale lo ha invitato a rivestirsi perché, essendo portatore di pacemaker non avrebbe potuto sottoporsi all’accertamento. A nulla è servito mostrare il tesserino identificativo del pacemaker a spiegare la compatibilità.
La famiglia si arma di pazienza e chiama nuovamente il call center regionale, dopo aver fatto presente l’accaduto è stata richiesta una nuova prenotazione. Nel frattempo è stata inviata una mail certificata all’Ospedale Valduce (struttura che ha impiantato il pacemaker al signor Forghieri) per chiedere conferma e delucidazioni sulla compatibilità del dispositivo con l’esame richiesto e dopo un paio di giorni la conferma è arrivata.
Ricontattata dall’operatore del call center regionale le viene precisato che è stato difficile trovare una struttura che accettasse di eseguire la procedura ad un portatore di pacemaker, tuttavia viene fissato un nuovo appuntamento proprio al Valduce per il 21 marzo.
Temendo però di incorrere in ulteriori problemi e di perdere ulteriore tempo, Silvia riscrive al presidio di via Dante informando dell’esame fissato e chiedendo un’ulteriore conferma sulla fattibilità. Nel frattempo, però, ha contattato anche l’Humanitas di Rozzano e Castellanza, dove lo scorso settembre il padre si era già sottoposto a risonanza, inviando la documentazione del pacemaker e chiedendo fattibilità e tempistiche per l’esame. In poche ore le è stato dato un ok e fissato un appuntamento a Castellanza per il 20 marzo dove sarebbe stato presente anche un cardiologo.
Non avendo ricevuto nessun riscontro dall’Ospedale Valduce sulla fattibilità dell’esame, venerdì scorso Silvia e il padre hanno deciso di disdire la prenotazione al Valduce, preferendo andare all’Humanitas. Lunedì finalmente è stato eseguito l’esame, l’esito arriverà oggi con oltre un mese e mezzo di ritardo rispetto alla richiesta del medico (che prevedeva di avere il risultato per febbraio).
pazzesco, siamo nel 21° secolo, siamo stati sulla luna, si organizzano viaggi nello spazio, la tecnologia e l’informatica avanzano con passi da gigante ma………fare una RMN ad un portatore di PM è ancora un grosso problema.