(ANSA) – GENOVA, 23 LUG – "Personalmente non sapevo di corruttele in porto, ma era una voce comune che mi veniva riferita da Aponte, Catani e Carozzi". A dirlo, come emerge dalle carte dell’inchiesta per corruzione che ha portato agli arresti domiciliari del presidente della Liguria Giovanni Toti, è stato il manager Alfonso Lavarello, sentito dai pm come persona informata dei fatti. Lavarello è stato il mediatore tra Aldo Spinelli (ai domiciliari anche lui dal 7 maggio) e l’armatore Gianluigi Aponte per il rinnovo della concessione di 30 anni del terminal Rinfuse. Dopo vari pressing, secondo l’accusa, da parte di Toti, Signorini e il sindaco Marco Bucci sui membri del comitato, la delibera viene approvata. Ma viene inserita, a giochi fatti, nell’atto di concessione una ulteriore clausola che consentiva una possibilità di "revisione" in caso di una alterazione nella composizione dei traffici merceologici dei traffici o di interventi infrastrutturali (la diga, in pratica). Lavarello ai pm ha spiegato "di non averlo saputo all’epoca ma di averlo appreso solo recentemente dai giornali. Io non ho mai letto l’atto di concessione". I pm gli hanno anche chiesto conto di alcune telefonate di fuoco che fece all’allora presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini (anche lui ai domiciliari dopo oltre due mesi di carcere) sull’occupazione abusiva dell’ex aree Enel da parte di Spinelli. In quelle telefonate diceva che Ginevra (il gruppo Msc ha sede nella città svizzera, ndr) aveva un "dossier con tanto di foto fatte dai droni". "Non c’era alcun dossier. Io volevo fare presente a Signorini che era in corso una occupazione abusiva da parte di Spinelli, che era una cosa alla luce del sole e che era bene che l’Autorità prendesse un provvedimento". (ANSA).