(ANSA) – ROMA, 13 LUG – Avrebbero ridotto in schiavitù 33 braccianti indiani, dietro la promessa di un futuro migliore in Italia. Per questo due cittadini indiani residenti a Cologna Veneta, in provincia di Verona, sono ora indagati per riduzione in schiavitù, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. La Guardia di finanza ha eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni da circa 475mila euro nei confronti dei due uomini titolari di ditte nel settore agricolo, senza dipendenti formalmente assunti e risultati evasori totali. Dalle indagini è emerso che i due indagati avevano promesso a numerosi lavoratori indiani un futuro migliore in Italia, richiedendo a ciascuno di loro la somma di 17 mila euro in cambio dell’ingresso nel territorio nazionale e di un permesso di lavoro stagionale. Per far fronte al pagamento i braccianti sono stati costretti in alcuni casi a impegnare i loro beni di famiglia e in altri a indebitarsi direttamente con i due caporali. Una volta arrivati in Italia, erano costretti a lavorare di fatto senza alcuna paga tra le 10 e le 12 ore giornaliere, 7 giorni su 7, poiché il compenso di soli 4 euro l’ora stabilito dai due connazionali veniva interamente trattenuto fino alla totale estinzione del debito. A garanzia del loro totale silenzio sottraevano i passaporti ai braccianti non appena arrivati in Italia e imponevano il divieto di uscire dalle fatiscenti case in cui erano costretti a vivere in condizioni igienico-sanitarie precarie, minacciandoli di ritorsioni fisiche in caso di rifiuto. Da numerosi appostamenti eseguiti dai finanzieri è emerso che i lavoratori, già alle prime luci dell’alba, venivano fatti salire, ammassati e nascosti tra le cassette di ortaggi, a bordo di mezzi telonati per poi essere trasportati nelle campagne e nelle serre dislocate nell’agro della bassa veronese. Le vittime, rende noto la Guardia di finanza, sono state ricollocate in ambienti protetti e avviate verso futuri percorsi lavorativi e di inclusione sociale. (ANSA).