Nel 2013 la finanza fermò a Ronago due commercianti, padre 68enne e il figlio 33enne con settanta bottiglie di vino pregiato nel bagagliaio del suv. Un carico che, se originale, varrebbe oltre mezzo milione di euro. Secondo l’accusa, le bottiglie non sono originali. Questa storia, dal punto di vista giudiziario, è piuttosto lineare: il Tribunale di Como dovrà decidere se i due commercianti piemontesi sono colpevoli di contraffazione e ricettazione oppure sono innocenti. La difficoltà, però, sta nell’articolo che sarebbe stato oggetto – secondo l’accusa – di una contraffazione: non un vino rosso. Ma “il” vino rosso. Romanée-Conti, tra i più costosi al mondo. Bottiglie che sfiorano i 10mila euro l’una e che spesso vengono acquistate non per essere bevute, ma come forma d’investimento. Alla pari di un lingotto.
Ed è qui che la storia assume un contorno diverso. Affascinante, al di là della pura cronaca giudiziaria. Perché oggi, in Tribunale a Como, con la nomina di consulenti di parte e perito è iniziata una sfida a colpi di assaggio, con tre esperti che si confronteranno – e si scontreranno, forse – per stabilire l’originalità di un vino che nasce da filari di Pinot Nero della Borgogna dove – per rendere l’idea – si usano solo cavalli, perché i trattori compatterebbero il prezioso terreno.
Il palato scelto dalla difesa è quello del sommelier Luca Martini, che – si legge in Rete – ha ricevuto riconoscimenti internazionali.
Il tribunale ha incaricato come perito il sommelier comasco Giorgio Rinaldi, membro della giunta esecutiva dell’Associazione Italiana Sommelier. Un palato istituzionale.
Ancor più famoso è il nome del consulente scelto da accusa e parte civile: Bertrand de Villaine, nipote di Aubert de Villaine, già comproprietario delle tenute Romanée-Conti, indicato da questi come suo successore e punto di riferimento dell’etichetta francese.
Oggi l’avvocato della difesa, Fabrizio Mignano, ha fatto notare che nella valutazione del vino dovranno essere considerate anche le condizioni di conservazione dal 2013, momento del sequestro, ad oggi, nelle stanze dell’Agenzia delle Dogane.
Sempre l’avvocato della difesa, ha detto in aula che “l’assaggio comunque azzererebbe il valore delle bottiglie”. “Noi dobbiamo accertare la verità”, ha risposto il giudice Mariani.
Il 23 marzo alle 10 inizierà il rituale della valutazione. Il 31 maggio i sommelier diranno in aula se hanno assaggiato un pur ottimo vino, o il leggendario rosso francese.