(ANSA) – GENOVA, 20 GIU – Giovanni Toti, ai domiciliari per corruzione dal 7 maggio, "si è reso conto della prospettazione accusatoria e, pur ritenendo di avere sempre agito nell’interesse pubblico, si è reso conto della necessità di adeguare futuri comportamenti alla stessa". E’ quanto scrive l’avvocato Stefano Savi nel ricorso al tribunale del Riesame contro l’ordinanza del giudice che ha detto no alla revoca della misura. "La sua volontà di non violare divieti e di non tenere comportamenti anche solo astrattamente" penali "lo farà astenere dal proseguire con modalità che, la diversa lettura data dall’accusa, considera illecite o comunque non dovute", ovvero non chiederà più fondi ai privati per le campagne elettorali e per iniziative del partito. Per il legale non ci sono più le esigenze cautelari perché non ci sono elezioni imminenti. Ma, soprattutto, "anche laddove fossero individuabili o individuate eventuali occasioni per la richiesta di finanziamenti, ovvero situazioni di stallo o di conflitto da risolvere nell’ottica dell’interesse pubblico, è da escludere che Toti possa nuovamente, con immutato approccio, interessarsi di tali vicende o, semplicemente, chiedere a privati dei finanziamenti". "Alla luce dei progressi fatti dalle indagini, con i nuovi testimoni auditi dai pm, oltre che dalla imponente mole di materiale probatorio raccolto – spiega il legale – e alla luce altresì dell’interrogatorio dello stesso Toti, della consapevolezza di quanto contestato come reato, della pubblicità dell’inchiesta stessa, della assenza di imminenti tornate elettorali, riteniamo che non sussistano più le necessità degli arresti domiciliari". "Questo anche tenuto conto della necessità di bilanciare le esigenze processuali – continua Savi – con quelle del mandato popolare, ritenuto meritevole di tutela dalla legislazione vigente e dalla Costituzione. In subordine alla totale revoca della misura, la sua trasformazione in una misura meno afflittiva e compatibile con le valutazioni politiche necessarie al momento". (ANSA).