(ANSA) – MILANO, 19 GIU – L’ambiente "carcerario" è "carente nel fornire" le cure di cui ha bisogno e gli "stimoli cognitivi" e per questo andrebbe trasferito in un "ambito residenziale protetto", in un "luogo di cura esterno", data la sua "patologia". Lo scrive l’equipe di medici del carcere milanese di Bollate in una relazione, facendo riferimento alle condizioni di Renato Vallanzasca, 74 anni, ex protagonista della mala milanese degli anni ’70 e ’80 e che ha già trascorso oltre mezzo secolo di vita da detenuto. La relazione medica è stata acquisita dai suoi legali, gli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, che puntano a presentare una nuova richiesta di differimento pena, con detenzione domiciliare in una struttura adatta, per motivi di salute per Vallanzasca, dato che da tempo, anche attraverso il lavoro di propri consulenti, lamentano che il 74enne non possa più stare in carcere, perché soffre di un decadimento neurologico e cognitivo. Tra l’altro, oggi Vallanzasca è arrivato in udienza davanti ai giudici della Sorveglianza, perché di recente gli sono stati revocati i permessi premio per frequentare una comunità, dove andava almeno una volta alla settimana. La difesa ha presentato un reclamo contro il provvedimento, che si discute oggi. Per la Sorveglianza le sue condizioni fisiche e psichiche sono tali che quella comunità non gli può garantire l’assistenza necessaria, ma secondo i suoi difensori in quel luogo c’è, invece, assistenza e gli è utile comunque per alleviare il decadimento delle condizioni di salute. Dopo l’udienza sul reclamo, i giudici (togati Di Rosa e Caffarena) decideranno nei prossimi giorni se accogliere o meno il ricorso difensivo e permettere a Vallanzasca di frequentare un ente esterno con permessi premio. Diversa sarà la strada dell’istanza per la detenzione domiciliare in una casa di cura. (ANSA).