(ANSA) – ROMA, 13 GIU – Lo scorso anno le persone costrette alla fuga hanno raggiunto nuovi livelli storici in tutto il mondo: è quanto riportato nel Rapporto Global Trends 2024 dell’Unhcr, agenzia dell’Onu per i rifugiati. Il numero complessivo di persone costrette alla fuga – che tocca i 120 milioni a maggio 2024 – è in crescita per il 12esimo anno consecutivo a causa di vecchi e nuovi conflitti. L’anno scorso l’Unhcr ha risposto a un numero in crescita di crisi umanitarie nuove o in peggioramento, dichiarando 43 emergenze in 29 Paesi: si tratta del più alto numero annuale di emergenze dichiarate degli ultimi dieci anni, quadruplicato in soli tre anni. Questo aumento è stato determinato dalla guerra civile in Sudan scoppiata ad aprile dell’anno scorso, ma anche i combattimenti nella Repubblica Democratica del Congo e in Myanmar nel 2023 hanno costretto milioni di persone alla fuga. L’Unrwa stima che, alla fine dello scorso anno, nella Striscia di Gaza 1,7 milioni di persone (il 75% della popolazione) erano sfollate a causa delle violenze, mentre la Siria rimane la più grande crisi di rifugiati al mondo, con 13,8 milioni di persone costrette alla fuga. Il numero di rifugiati è salito a 43,4 milioni e il 73% di quelli sotto il mandato dell’Unhcr proviene da soli cinque Paesi (Afghanistan, Siria, Venezuela, Ucraina e Sudan). La popolazione di rifugiati più numerosa a livello globale è quella afghana. Iran (3,8 milioni), Turchia (3,3 milioni), Colombia (2,9 milioni), Germania (2,6 milioni) e Pakistan (2 milioni) ospitano le popolazioni di profughi più numerose. Il rapporto Global Trends rivela che la stragrande maggioranza dei rifugiati è ospitata in Paesi limitrofi a quelli delle crisi (69%) e il 75% risiede in nazioni a basso e medio reddito che insieme producono meno del 20% del reddito mondiale. I 45 Paesi meno sviluppati – che insieme rappresentano meno dell’1,4% del prodotto interno lordo globale – ospitano oltre il 21% di tutti i rifugiati a livello mondiale. In Italia, l’Unhcr è impegnata in progetti ed iniziative per favorire l’accesso ai servizi e l’inclusione lavorativa dei profughi. Il programma ‘Welcome. Working for refugee integration’ in soli sette anni ha coinvolto oltre 700 aziende che hanno realizzato oltre 30 mila percorsi di inserimento lavorativo. Otto importanti comuni italiani hanno inoltre aderito alla ‘Carta per l’integrazione’ di Unhcr, con spazi comuni polifunzionali per facilitare l’accesso ai servizi fondamentali sui propri territori. L’Italia è poi impegnata nell’offrire ai profughi l’opportunità di arrivare attraverso canali regolari e sicuri. A titolo di esempio sono state reinsediate nel Paese 2.805 persone rifugiate dal 2015 ad oggi. A partire dal 2017, inoltre, sono state trasferite dalla Libia attraverso evacuazioni e corridoi umanitari 1.510 persone vulnerabili ed altre 1.300 persone circa seguiranno nei prossimi tre anni. In Italia, le persone titolari di protezione internazionale alla fine del 2023 erano 161.792, i richiedenti asilo 146.938, mentre si stimano circa 3.000 persone apolidi. A maggio del 2024 invece erano oltre 164.000 i cittadini ucraini titolari di protezione temporanea. (ANSA).