Ci sono le date, ci sono i candidati (con prima defezione) e ci sono regole che hanno più a che fare con un quesito enigmistico che con una competizione elettorale: complice uno statuto nazionale che, per certi versi, impone qualche cervellotico calcolo sul fronte firme. Comunque sia un paio di certezze in casa Pd, da ieri sera, ci sono. Primarie il 26 marzo (forse qualche seggio aperto anche il 25) consegna delle candidature il 6 dello stesso mese. Funziona così: chiunque può candidarsi (dunque se siete interessati prendete nota) chi non è iscritto deve raccogliere 250 firme tra i cittadini – tesserati o non tesserato – firme che possono essere chieste anche agli over 16 anni e agli immigrati con regolare permesso di soggiorno sia pure privi del diritto di voto.
Per i candidati iscritti al Pd, invece la situazione è un poco più complicata. Oltre alle 250 firme avranno una doppia opzione. O presentare un secondo blocco di firme a sostegno raccolte tra il 35% degli appartenenti all’assemblea cittadina, quindi 9 su 25 oppure, in alternativa, firme raccolte tra il 20% dei tesserati al partito a Como città, vale a dire 39 su 197.
Più che una corsa politica pare un trattato di aritmetica. Si tratta di vecchie regole dello statuto – nazionale e regionale – volute per evitare la proliferazione di candidati Pd in una competizione pensata per una coalizione larga.
I candidati infine dovranno firmare la carta dei valori e un impegno a restare in coalizione anche in caso di sconfitta nella competizione interna.
A oggi i candidati sono Vittorio Mottola, Marcello Iantorno, Gioacchino Favara, Mario Forlano e Maurizio Traglio. Come era ampiamente prevedibile ieri Vito de Feudis ha fatto un passo indietro ritirandosi dalla corsa.